La voce di Barbara
Milano: Barbara Hannigan con la Filarmonica della Scala
27 ottobre 2025 • 2 minuti di lettura
Milano, Teatro alla Scala
Barbara Hannigan Filarmonica della Scala
26/10/2025 - 26/10/2025Che Barbara Hannigan abbia subito stabilito una perfetta intesa con la Filarmonica delle Scala lo si è percepito dal primo brano in programma, Metamorphosen di Richard Strauss. Mezz'ora di tensione crescente che solo nel finale svela la citazione di una cellula della marcia funebre dell'Eroica di Beethoven, per piangere sulle rovine dell'Europa dopo la Seconda guerra mondiale, che Hannigan ha tenuto salda con la complicità assoluta dei ventitrè strumentisti. L'unico neo è stato lo schermo gigante alle spalle dell'organico ristretto (necessario alla seconda parte del concerto), che coprendo in parte la camera acustica sul palco ha impedito l'espandersi degli armonici in sala.
Lo schermo, elemento fondamentale di La voix humaine nella lettura di Hannigan, non è invece stato d'impaccio alle violente lamine sonore di François Poulenc che danno vita al testo di Jean Cocteau. Sul podio Hannigan ne è direttrice e interprete, un tour de force con cui ha girato mezzo mondo e che finalmente è approdato alla Scala. La sua figura giganteggia sullo schermo ripresa di fronte, dando risalto a ogni minuscola espressione del volto, per raccontare le sue pene all'uomo che l'ha abbandonata per un'altra; ma poi si sdoppia, si triplica, oppure sullo schermo compaiano inquadrature delle sue mani che s'intrecciano come petali, degli occhi, della bocca (quando Elle, la Voce, confessa di mentire) e si perde il senso del reale. Talvolta Hannigan volta le spalle all'orchestra, mettendosi direttamente in gioco rivolta al pubblico per confessare il suo tentativo di suicidio. Il doppio ruolo potrebbe creare problemi perché il gesto direttoriale anticipa ovviamente l'esito sonoro, mentre quello teatrale è sincrono, ma invece finiscono per compenetrarsi per magia, creando un effetto di straniamento. E va riconosciuta la grande perizia degli strumentisti che, almeno in apparenza, rimangono talvolta senza guida, ma è tale la carica di Hannigan che fa superare ogni difficoltà perché l'esecuzione è risultata di prim'ordine in ogni momento. La direttrice canadese è realmente una forza della natura, capace di stregare orchestra e pubblico, e a dare corpo e sangue alla creatura disperata di Cocteau. E, cosa fondamentale, d'insinuare il dubbio che dall'altra parte del filo del telefono non ci sia nessuno e che tutto avvenga nella testa di Elle. Esattamente come tutto ha origine dalla stessa Hannigan, che forse mette in scena, interpreta e dirige una dolente menzogna. Una disfatta privata, il pendant in quella pubblica evocata da Strauss.
Al termine applausi a non finire e lunghe ovazioni per la fuori classe.