La joie de chanter di Pretty Yende

A Bologna con un ricco recital diretto da Lorenzo Passerini

GD

13 dicembre 2025 • 4 minuti di lettura

Pretty Yende (Foto Andrea Ranzi)
Pretty Yende (Foto Andrea Ranzi)

Auditorium Manzoni, Bologna

Pretty Yende

11/12/2025 - 11/12/2025

All’Auditorium Manzoni si è conclusa la stagione sinfonica 2025 in una serata che ha segnato anche l’ultimo concerto programmato dalla vecchia sovrintendenza del Teatro Comunale di Bologna. Lo spettacolo ha previsto un recital operistico vecchio stile (nell’accezione più positiva possibile), con una grande interprete internazionale e un programma extra large che conteneva l’intera storia dell’opera italiana, da Mozart a Puccini. Al suo debutto a Bologna la fine Pretty Yende, soprano sudafricano ormai ampiamente affermato sul panorama lirico mondiale (lo dimostrano le sue numerose presenze nei cartelloni del Met, del Covent Garden e dell’Opéra di Parigi), accompagnata dall’Orchestra del Comunale diretta da Lorenzo Passerini, anch’egli in costante e meritata crescita professionale. 

La bellezza vocale di Yende è indiscutibile: il timbro è rotondo, soffice e ricco di armonici, che rifulgono particolarmente grazie all’ottima gestione dell’emissione e nel preciso e navigato controllo del fiato. Lo strumento è tecnicamente ben disciplinato, educato al fraseggio e al legato ed elegante e raffinatamente aggraziato non solo in concomitanza dei momenti più lirici o elegiaci (come durante l’oculata e riflessiva esecuzione di Casta Diva), ma anche quando si tuffa nelle tortuose gole delle fioriture più complesse del belcanto. Non a caso, la resa del donizettiano Quel guardo il cavaliere e del rossiniano Una voce poco fa (la performance decisamente più ispirata del recital) hanno colpito per la congiunta sicurezza nell’intonazione del registro acuto – emittente propulsore e incendiaria di colorature acusticamente inebrianti – e per lo stile adottato, che rende la voce di Yende riconducibile a lei e a nessun’altra. Si intende che il belcanto dell’artista nata a Piet Retief (geograficamente lontana dal jet set della lirica, ma evidentemente – e fortunatamente per il pubblico – molto vicina al “bel-canto”) è naturalmente, e comunque non meno sorprendentemente, impostato sulla costante ricerca di una particolare “joie de chanter”, tanto che non è facile assistervi senza rimanere, al termine e per tutta la durata dell’esecuzione, con un genuino sorriso stampato in volto. Eppure, Yende si è distinta anche nei brani più drammatici del programma, per la notevole presenza scenica e capacità attoriale, per la dizione adeguata e per l’attenzione nello scolpire i suoni sulla parola (soprattutto durante i recitativi e in virtù della corretta amministrazione del registro centrale). Ecco, dunque, la sottile e introspettiva sofferenza della Contessa nelle Nozze di Figaro (E Susanna non vien!... Dove sono i bei momenti), la femminile ieraticità guerresca di Norma (Sediziose voci), i mutevoli vortici emotivi di Violetta (È strano... Sempre libera) – accompagnata dal risonante e intonato Alfredo di Litai Zhuo – e le memorie dolceamare di Magda (Denaro, nient’altro...). In generale, la performance di Pretty Yende è stata ragguardevole, sebbene non siano mancate alcune imprecisioni di intonazione qua e là e qualche sgradita oscillazione vocale: causa probabilmente di una condizione fisica buona, ma non eccellente e che nella seconda parte del concerto ha costretto il soprano a cedere un po’ alla stanchezza (lo si è notato soprattutto dalla mancata emissione del Mi bemolle sovracuto della Traviata, a fronte delle brillanti ed energiche svettature elargite con nonchalance nei brani di Rossini e Donizetti). 

Altrettanto notevole è stata la conduzione del bravissimo Lorenzo Passerini, incentrata unitamente sulla bellezza del suono orchestrale, sul robusto nitore del fraseggio e sull’invidiabile piglio interpretativo con cui ha accomodato i ritmi secondo la propria concezione agogica drammaturgicamente flessibile. Il direttore lombardo ha così infuso un riscoperto ed equilibrato controllo all’ouverture della Cenerentola, senza lasciarsi lusingare troppo dal vitalismo ritmico del “crescendo rossiniano” e facendo, invece, apprezzare la tessitura melodica del brano (lo stesso si può dire per l’ouverture delle Nozze di Figaro, i cui colori sono stati rifranti dallo squisito fraseggio tra le parti). Le sinfonie di Don Pasquale e Norma hanno riproposto la medesima e accurata musicalità, ma aggiungendovi l’adeguata veemenza nelle dinamiche (giustamente nel solco della tragicità nel caso dell’opera di Bellini), mentre al preludio della Traviata non è venuta meno la cauta tristezza che lo contraddistingue, così come all’intermezzo di Manon Lescaut non è mancata la solita dialettica pucciniana tra accorato sogno e cruda realtà. La compagine felsinea è risultata perfettamente a suo agio nel seguire scrupolosamente le indicazioni di Passerini e si è fatta apprezzare per una prova generalmente di ottimo livello.

Al termine del concerto, Pretty Yende ha proposto tre bis: dal celebre O mio babbino caro e dall’ironico e telefonato I feel Pretty fino alla sua personale versione del natalizio Silent Night, eseguito candidamente in zulu, la lingua madre del soprano sudafricano.