Il suono che resta di Kaija Saariaho

Ad Amsterdam il nuovo lavoro della compositrice finlandese

Recensione
classica
De Nationale Opera Amsterdam
Kaija Saariaho
29 Marzo 2016
Più che un titolo, “Resta solo il suono” sembra una presa di posizione estetica. Per molti versi lo è quella di Kaija Saariaho nel suo nuovo lavoro presentato a Amsterdam nel quadro della prima edizione del Festival Opera Forward. Fatto di due parti distinte, che utilizzano due tradizionali noh giapponesi della raccolta di Ernest Fenollosa rielaborata dall’estro poetico di Ezra Pound. In “Tsunemasa” (Sempre forte) il fantasma di un giovane liutista favorito dell’Imperatore e morto in battaglia compare e seduce il custode del tempio Sodzu Gyokei prima di svanire inghiottito dalla tenebra. In “Hagoromo” (Il mantello di piume) il pescatore Hakuryo trova il mantello di un angelo che senza di esso non può tornare in cielo. L’angelo supplica Hakuryo ma questi non si fida e dice che lo restituirà solo dopo che l’angelo avrà danzato per lui una danza celestiale. “Il dubbio è dei mortali; con noi non c’è inganno” replica l’angelo e Hakuryo, umiliato, rende il mantello. L’essenzialità del materiale drammatico dei due microdrammi è chiaramente una preziosa fonte di ispirazione per Kaija Saariaho, che elabora una partitura di straordinaria ricchezza espressiva con l’impiego di pochi mezzi (sette strumentisti, quartetto vocale e due cantanti principali) e elaborazioni elettroniche che danno profondità e spazialità alla timbrica strumentale. Impasti sonori e riverberi lontani predominano nel tempo sospeso del primo quadro, mentre nel secondo i suoni sono attraversati da una nervatura ritmica più scoperta, in sintonia con il motivo coreutico dell’angelo. Sul piano vocale le simmetrie fra le due parti sono più chiare con il contrasto fra la terrea materialità della voce del basso (il corposo Davone Tines) e quella più sinuosa della vocalità ermafrodita del controtenore (un Philippe Jaroussky appropriatamente angelico). Dismessi ormai da lungo tempo i panni del provocatore intelligente, come Saariaho anche Peter Sellars si ispira alla parsimonia drammatica dei modelli del noh giapponese per la sua realizzazione scenica, nella quale domina la cura del gesto più che l’effetto (semplici fondali astratti e luci molto efficaci nella loro estrema parsimonia). Da elogiare in blocco tutti i concentratissimi interpreti guidati con sensibilità e magistrale equilibrio da André de Ridder. Pubblico attento, generoso di applausi.

Note: Prima rappresentazione assoluta nel quadro del Festival Opera Forward. Commissione e coproduzione di Dutch National Opera di Amsterdam, Finnish National Opera di Helsinki, Opéra national de Paris, Teatro Real di Madrid, Canadian Opera Company di Toronto. Date rappresentazioni: 15, 19, 22 , 24, 27, 29 marzo 2016.

Interpreti: [Tsunemasa] Philippe Jaroussky (Lo spirito del giovane), Davone Tines (Monaco); [Hagoromo] Philippe Jaroussky (L’angelo), Davone Tines (Il pescatore), Nora Kimball-Mentzos (Danzatrice)

Regia: Peter Sellars

Scene: Julie Mehretu

Costumi: Robby Duiveman

Orchestra: Dudok Kwartet (Judith van Driel, Marleen Wester, Lotte de Vries, David Farber) con Eija Kankaanranta (kantele), Camilla Hoitenga (flauti) e Niek Klein Jan (percussioni)

Direttore: André de Ridder

Coro: Quartetto vocale del Nederlands Kamerkoor

Maestro Coro: Frank Hameleers

Luci: James F. Ingalls

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