Il rock rende giovani
Alvin Lee al Genova Guitar Festival.
17 luglio 2011 • 2 minuti di lettura
Genova Guitar Festival Genova
L’anagrafe dichiara sessantasette anni, ben oltre l’età da pensione per rockstar in affanno dichiarata di recente dal Vasco nazionale. Il fisico, la voce, e soprattutto il tocco sulla chitarra, (rossa, e con l’immancabile simbolo pacifista sull’aletta) ne dichiarano una ventina di meno, almeno. Di quale misterioso elisir di lunga vita e buona forma facciano uso certi anziani signori del rock blues molto “british” ascoltati quest’estate a Genova nulla si sa. Sarà la musica stessa, perché quando Alvin Lee, classe 1944 sale sul palco e dice rivolto a una platea con parecchi signori ingrigiti e ingrassati “Let’s boogie on”, il boogie poi arriva davvero, per un paio d’ore tirate: dall’iniziale e programmatica "Rock ‘n’ Roll Music To The World". E pazienza se la miscela è la stessa che ha infiammato in tempi lontani e lontanissimi altre platee, quando Alvin Lee calcava i palchi con i suoi Ten Years After: blues, rockabilly, hard rock melodico, spruzzate di note più rischiose in odore di jazz. Il fido bassista Pete Prichard imbraccia anche il contrabbasso acustico: ed è delizioso rockabilly vintage, "How Do You Do It?", con l’aiuto di un batterista, Richard Newman, che sa tarare pesi e colpi. Poi arriva una scolpita "Love Like a Man", incisa nell’anno di grazia 1970 su un album leggendario, "Cricklewood Green", e c’è spazio anche per un’armonica ringhiosa. Il blues è una poderosa "Sometimes I Can’t Keep From Crying", con un solo da maestro tutto sugli accordi. Finisce in gloria e con standing ovation con "I’m Going Home", il tour de force sempre citato dall’esibizione a Woodstock: forse la parte meno interessante del concerto, perché lì davvero Alvin Lee si presta, con sopportazione, al gioco del reduce.
Interpreti: Alvin Lee, chitarra; Pete Prichard, basso elettrico e contrabbasso; Richard Newman, batteria.