Il fascino discreto del borghese gentiluomo
Debutto in grande stile al Teatro La Fenice per Kent Nagano, che chiude la stagione sinfonica con un raffinato itinerario da Lully a Strauss passando per Schubert
04 novembre 2025 • 4 minuti di lettura
      Gran Teatro La Fenice Venezia
Kent Nagano e L'Orchestra della Fenice
28/10/2025 - 02/11/2025Con la sala grande del Teatro La Fenice gremita in ogni ordine di posti si è tenuto il concerto che ha chiuso “simmetricamente” la stagione sinfonica del teatro veneziano: una stagione che si era aperta con un programma nel segno della musica francese del Seicento. Un anno dopo il cerchio si è chiuso idealmente con un ritorno a quel medesimo orizzonte estetico, riletto però attraverso tre secoli di evoluzione musicale, dal barocco di Lully alle trasfigurazioni novecentesche di Strauss.
Sul podio, Kent Nagano, direttore di fama internazionale, che torna alla Fenice dopo il concerto ospite con l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento nell’aprile 2024, ma per la prima volta sul podio dell’orchestra del teatro. Il pubblico, molto numeroso in entrambe le date del cartellone, ha risposto con particolare calore a un programma coerente e intelligente, costruito come un percorso a ritroso nella storia del “borghese gentiluomo”: dall’archetipo molièriano di Jean-Baptiste Lully alle ironiche reinvenzioni neoclassiche di Richard Strauss, passando per la vitalità sinfonica di uno Schubert diciottenne. Calore manifestato dal pubblico anche all’ingresso degli orchestrali sul palco come evidente manifestazione di solidarietà agli orchestrali in un passaggio non facile per il teatro veneziano.
La Suite da Le Bourgeois gentilhomme di Jean-Baptiste Lully ha aperto la serata con un raffinato gusto teatrale. Nagano ha saputo ricreare la brillantezza e la compostezza dello stile francese, evitando qualsiasi enfasi e ponendo in primo piano la trasparenza delle linee e la chiarezza del ritmo. Se questa musica oggi è riservata perlopiù a ensemble di specialisti, la resa di una grande orchestra sinfonica tradizionale rappresenta sempre una sfida non banale. Nagano, tuttavia, possiede una consuetudine con l’approccio filologico, come ha dimostrato in anni recenti con il suo Wagner su strumenti originali: un’esperienza che, nel barocco Lully, si riflette nella nitidezza del suono, nell’agilità dei tempi e nell’attenzione al respiro danzante della musica. Sin dall’Ouverture e quindi nelle danze che seguono l’orchestra ha mostrato una sorprendente duttilità stilistica e un perfetto equilibrio nel gioco di scambi fra archi e fiati, mentre nel brio controllato delle “Danse des Tailleurs” e “Gavotte des Tailleurs” spiccava la sottolineatura ironica della vicenda del borghese Jourdain. La celebre “Marche des Turcs”, infine, ha concluso la suite con energia e precisione, esaltando il carattere festoso e un po’ caricaturale del teatro di Molière.
Dal barocco francese al classicismo viennese nel secondo dei pezzi in programma: la Sinfonia n. 3 in re maggiore di Schubert. Qui Nagano ha reso con rigore e poesia il carattere limpido e vitale della composizione, esaltando la freschezza giovanile della scrittura schubertiana. Il suo è uno Schubert autentico, chiaro e vitale, privo di enfasi retorica o di indugi sentimentali. l’Allegro con brio ha aperto nel segno dell’equilibrio e della brillantezza, mentre di una grazia cameristica era infuso l’Allegretto che segue, e una vitalità quasi popolaresca ravvivava il Minuetto del terzo movimento. Infine, il saltarello del Presto sprigionava un’energia contagiosa, sostenuta da un’orchestra precisa e coesa.
La seconda parte del concerto era interamente dedicata alla Suite da Der Bürger als Edelmann di Richard Strauss, capolavoro di ironia e raffinatezza timbrica. Composta nel 1917, questa musica di scena originariamente pensata come preludio all’opera Ariadne auf Naxos, rielabora il modello di Lully con spirito neoclassico e gusto teatrale, filtrando il barocco attraverso la lente del modernismo viennese. Nagano, profondo conoscitore dell’universo straussiano (esiste anche una sua registrazione di Ariadne auf Naxos prima versione), ha restituito la partitura con un controllo assoluto delle forme e della preziosa timbrica. L’Ouverture ha brillato per equilibrio e precisione; il Minuetto e il Maestro di scherma hanno messo in mostra il virtuosismo e la brillantezza dell’orchestra. Nella Danza dei sarti, vivace e scintillante, si è colta tutta la complicità fra direttore e musicisti: ritmo elastico, ironia raffinata, senso del teatro. Nei numeri successivi – il “Minuetto di Lully” (dichiarato omaggio al predecessore francese), la “Courante”, l’“Entrata di Cleonte” – la direzione di Nagano ha esaltato il carattere giocoso e citazionista, dichiarazione d’amore a un passato dal quale Strauss non nasconde la distanza. Il Preludio al secondo atto e il movimentato “Dîner” hanno chiuso la serata con un’esplosione di colori e un dinamismo irresistibile grazie a un’orchestra impeccabile per precisione e sensibilità.
Lunghi applausi hanno salutato Kent Nagano e l’orchestra, confermando la riuscita piena di questo primo incontro. Sarà banale dirlo (ma forse nemmeno troppo di questi tempi) ma un grande direttore fa davvero la differenza e Nagano ha dato prova di esserlo senza gesti eclatanti ma semplicemente con la lucidità di un pensiero musicale che illumina dall’interno ogni dettaglio della partitura.
Fortunatamente questo incontro non resterà un episodio isolato: Nagano tornerà infatti sul podio dell’Orchestra del Teatro La Fenice nel prossimo giugno, per dirigere il debutto italiano di Venere e Adone di Salvatore Sciarrino, opera che lo stesso Nagano ha tenuto a battesimo nel 2023 ad Amburgo. Un ritorno che, speriamo, possa aprire un rapporto con la compagine veneziana, proiettandolo verso i territori contemporanei più consoni al direttore statunitense.