Il delicato Requiem di Donizetti

Parigi, splendida esecuzione del Requiem di Donizetti diretto da Speranza Scappucci per il Festival di Saint-Denis

Requiem di Donizetti
Requiem di Donizetti
Recensione
classica
Basilica di Saint Denis, Parigi
Requiem di Donizetti
05 Giugno 2025

Quello di Saint-Denis è uno dei Festival più longevi di Francia e d’Europa, è nato infatti 56 anni fa per coniugare la bellezza della musica classica con quella del patrimonio architettonico di Saint-Denis, piccolo centro alle porte di Parigi che vanta una basilica del XII secolo, magnifico esempio di primo stile gotico, che dai tempi dei sovrani franchi è stato luogo di sepoltura di re, regine, principi e principesse di Francia, sino alla rivoluzione. L'edizione 2025 del Festival, dal 21 maggio al 24 giugno, mette le donne all’onore per sottolineare il loro importante ruolo oggi nel mondo musicale, in particolare nella direzione d'orchestra. Da qui il prestigioso invito al maestro Speranza Scappucci che ha diretto l’Orchestre national d’Île-de-France, il Choeur de l’Orchestre de Paris e un quintetto di ottimi solisti in una splendida esecuzione della Messa da requiem in re minore di Gaetano Donizetti.  

Scritta per commemorare Vincenzo Bellini, unico Requiem di Donizetti che ci è pervenuto dei quattro che sappiamo il compositore di Bergamo ha scritto, dall’elaborazione forse non compiuta, iniziato nel 1835 ed eseguito per la prima volta nella sua integralità soltanto nel 1870 a Bergamo, in occasione della traslazione delle spoglie di Donizetti nella sua città natale città, ed è un lavoro che piacevolmente sorprende per diversità rispetto ai Requiem più conosciuti. Solenne e celebrativo come deve essere, ma che al contempo esprime un grande amore per la vita,  vitalità  che la Scappucci ha saputo ben valorizzare sottolineandone le dinamiche a contrasto.  Ci sono echi delle opere tragiche di Donizetti, è un Requiem scritto subito dopo la creazione di Lucia di Lammermoor, ma si percepiscono omaggi pure allo stesso Bellini, in particolare anche a I Puritani scritta pure l’anno precedente, nel 1834, e poi ci sono anticipazioni di Verdi, la forza drammatica dei cori del suo Requiem  che la direttrice ha sottolineato  con un uso assai raffinato delle percussioni e del gioco dei contrasti cromatici, ma anticipazioni sembra pure del Don Carlos, in particolare nei duetti maschili. Anche la scelta di utilizzare poi due voci gravi maschili, infatti, è originale, e conferisce una maggiore profondità terrena al lavoro. Come sarà poi in Verdi, l’Ingemisco è affidato poi al tenore, le voci maschili hanno quindi un ruolo decisamente preponderante. 

Nel Requiem di Donizetti c’è tanto del Donizetti compositore d’opera, della sua inventiva melodica, e la Scappucci ne ha dato, quindi, intelligentemente, una versione quasi belcantistica interpretando così con maggiore ricchezza di sfumature una partitura giudicata da alcuni piuttosto semplice rispetto ad altri Requiem più celebri. Ma quello di Donizetti è anche un Requiem con tanta delicatezza che sembra quasi  esprimere tutta la tenerezza che Donizetti provava per il collega e amico prematuramente scomparso. Delicatezza pure ben accentuata da Speranza Scappucci, anche perché ha consentito alla direttrice  di gestire al meglio l’acustica con un po’ di eco della Basilica di Saint-Denis. Il tal modo il coro, piazzato in fondo sotto l’organo, valorizzato da un gioco di luci che lo illumina sotto gli archi acuti quando interviene, è potente ma a tratti sembra anche sussurrare ed avvolgere tutti i presenti in un abbraccio ovattato, grazie al leggero riverbero che allunga le frasi musicali. Choeur de l’Orchestre de Paris ottimamente preparato dal maestro Richard Wilberforce. Unico piccolo neo, la dizione del testo latino non chiarissimo. Anche i solisti sono stati un po’ penalizzati dall’acustica, chi era seduto nella navata davanti  alle tre voci maschili ha potuto apprezzare pienamente queste ultime, comunque preponderanti anche nella partitura, e meno le pur buone voci femminili piazzate dall’altra parte. La parte sopranile è stata cantata da Claudia Muschio mentre quella di mezzosoprano dalla russa Alisa Kolosova, il terzetto di voci maschili è stato composto dal giovane tenore ucraino Bogdan Volkov dalla voce chiara ed elegante, dal baritono Vito Priante e dal basso francese Jean Teitgen che ha molto affascinato con i suoi interventi importanti e assai suggestivi in stile italiano cantante. Brava anche l’Orchestre national d’Île-de-France che la Scappucci ha diretto con precisione e fatto esprimere al meglio con tanti colori e contrasti dinamici ben calibrati. Un Requiem raro da ascoltare, tra le più note ultime esecuzioni quella nel Piazzale del Cimitero monumentale di Bergamo per commemorare le vittime della pandemia, che a Saint-Denis, pur nella sua diversità e incompletezza, ha affascinato tutti e raccolto applausi calorosi. 

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