I migliori colpi degli Einstürzende Neubauten

Gran concerto per la band di Blixa Bargeld al Flowers Festival di Collegno

Recensione
pop
Flowers Festival Collegno
18 Luglio 2017

L’idea di un “Greatest Hits Tour” potrebbe suonare bizzarra, applicata agli Einstürzende Neubauten, così come quella di un disco di Greatest Hits: Blixa Bargeld ha spiegato, in una bella intervista ad Alberto Campo su Repubblica, alla vigilia del concerto torinese, come “hits” sia da intendersi nei due modi, come “successi” ma anche come “colpi”… (ed è ben più appropriato). Il concerto parte con una sequenza di brani soft che subito impone il silenzio alla platea del Flowers Festival – “The Garden”, la splendida “Nagorny Karabach”, “Die Befindlichkeit des Landes” – e si ha l’impressione di trovarsi di fronte a un concerto del vecchio tour: a Torino passò dal Teatro Colosseo, nel 2011. All’epoca il disco più recente era Alles Wieder Offen, uscito quattro anni prima… e ad oggi rimane l’ultimo lavoro di canzoni del gruppo (escludendo Lament, opera sulla Prima guerra mondiale, del 2014). Gli arrangiamenti sono quelli, quelli sono gli strumenti. Anche gli strumenti strani di N.U. Unruh, da sempre attrazione anche visuale degli show dei Neubauten, quelli sono e restano. Casomai, si è rafforzata l’impressione della centralità di Bargeld al tutto, come se i suoi molti progetti solisti condizionassero anche il suo status dentro il suo gruppo. I membri della band del resto, tutti e sei, non sembrano particolarmente in serata o comunicativi… ma il sospetto che tutto possa ridursi a uno svogliato tour per far su qualche soldo su un brand ancora molto amato si dissipano poco a poco con il procedere della scaletta, e quello che sembrava destinato a scorrere in routine si trasforma in un gran concerto. Compaiono “Halber Mensch”, “Sabrina”, “How Did I Die” (da Lament). Blixa sembra sciogliersi, racconta aneddoti sull’origine delle canzoni, scherza (indicando gli strumenti: «Questo è l'interno della turbina di un jet, e pesa circa una tonnellata. Sembrava davvero una buona idea, negli anni Ottanta». Oppure, presentando “Total Eclipse of the Sun”: «Ecco una canzone che abbiamo scritto quando eravamo ancora gli Spice Boys», e via così). Nel secondo bis c’è anche spazio per l’amatissima “Salamandrina”, classico a cappella da Tabula Rasa… Non sembra che all’orizzonte si preveda musica nuova, per gli Einstürzende Neubauten: un peccato. Quella vecchia, hit o non hit, è invecchiata benissimo, e vive ormai in quello spazio fuori dal tempo che è consegnato ai classici. E se – certo, è vero – del mito del rumore, dell’industrial, è rimasto lo stile, nelle macerie dei palazzi crollati si trovano oggi soprattutto delle grandi canzoni. Chi l’avrebbe mai detto, negli anni Ottanta?

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