EstOvest Festival, il racconto del silenzio

Al Castello di Rivoli quattro prime di Matteo Manzitti, Tak Cheung Hui, Stefano Guarnieri e Olga Viktorova, con i visual di Marc Molinos

Marc Molinos - estovest festival
Recensione
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Castello di Rivoli
EstOvest Festival
02 Dicembre 2018

Domenica 2 dicembre si è concluso EstOvest, il festival itinerante promosso dall’Associazione Ensemble Xenia, che per nove settimane ha proposto appuntamenti con la classica contemporanea.

L’appuntamento finale è stato al Castello di Rivoli, degna cornice per un evento stimolante, espressione più significativa della collaborazione tra EstOvest e la manifestazione genovese Le Strade del Suono.

Il programma prevedeva tre prime esecuzioni assolute e una prima esecuzione italiana: 50 minuti dedicati all’indagine del silenzio in quanto vuoto e assenza, ma, contemporaneamente, parte fondante della musica. È un territorio impervio, non immediato, a volte faticoso, ma che dà origine a riflessioni sul ruolo del silenzio nella storia della musica, un’assenza in realtà molto presente a partire dal secolo scorso.

Eseguiti dai musicisti di Eutopia Ensemble e NEXT-New Ensemble Xenia Turin  sotto la direzione di Matteo Manzitti, i quattro episodi comprendevano “Like a moth in the rain” del compositore cinese Tak Cheung Hui, un nome sul quale gli addetti ai lavori sono pronti a scommettere, “Nikasikìa kuhùsu weve” di Stefano Guarnieri, “Loftly Topics” di Olga Viktorova e “Il Racconto del Silenzio” del già citato Matteo Manziti.

Quattro narrazioni diverse con in comune l’esplorazione del silenzio compiuta dagli stessi strumenti musicali, un silenzio materico, fatto di rumori, fruscii e strappi improvvisi. A supportare il racconto è stato coinvolto il giovane video artist catalano Marc Molinos, collaboratore de La Fura dels Baus, il celebre gruppo che da quasi quarant’anni porta le sue provocazioni in giro per il mondo. Bisogna dare atto a Molinos di aver compiuto un mezzo miracolo, realizzando un bellissimo visual in 3D con poche indicazioni e senza aver ascoltato prima le musiche del progetto: con il suo “ciclo della vita”, dal "non-essere" al "non più essere", è riuscito a restituire un’immagine metafisica dell’Uomo e del silenzio, debitrice nei confronti della poetica di Giorgio De Chirico.

Appuntamento pieno di stimoli dunque, un viaggio nel mondo del subconscio, durante il quale l’immaginazione degli spettatori ha potuto sbizzarrirsi. Dopo le parole, adesso silenzio.

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