Con Foron l’eroe va di corsa
Il giovane direttore italo-tedesco guida con energia l’Orchestra Haydn tra virtuosismi, scelte perentorie ma qualche limite nell’introspezione
12 dicembre 2025 • 3 minuti di lettura
Bolzano, Auditorium
Mira Marie Foron e Nicolò Umberto Foron
09/12/2025 - 13/12/2025Il concerto diretto da Nicolò Umberto Foron per la stagione sinfonica dell’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento ha presentato una personalità direttoriale già sorprendentemente definita nonostante i 27 anni d’età. Sul podio Foron mostra poche incertezze: gesto eloquente, asciutto ma incisivo, capace di imprimere all’orchestra una chiara direzione e di delineare architetture sonore coerenti. C’è in lui una sicurezza insolita per un giovane direttore, che si traduce in scelte interpretative nette, perentorie, mai ambigue comunicate con naturalezza, senza teatralità superflue.
Questa assertività emerge con particolare evidenza nel Concerto per violino di Čajkovskij, affrontato con letture dai tempi generalmente spediti e da un’agogica molto chiaroscurata. I “piano” e i “forte” o “fortissimo” si succedono quasi senza zone intermedie, come se Foron cercasse deliberatamente un profilo espressivo tagliente, teso, vibrante. Il risultato è un Čajkovskij energico, a tratti febbrile, sempre in movimento, che privilegia la tensione emotiva rispetto alla morbidezza del canto. Ne scaturisce una lettura vigorosa, anche se talvolta un po’ sbrigliata nelle sfumature più intime. La solista, Mira Marie Foron, per la prima volta impegnata in questo concerto sotto la guida del fratello, conferma una tecnica molto solida: l’arcata è decisa, gli acuti luminosi, l’articolazione precisa, il controllo pressoché totale. Proprio questo controllo, tuttavia, talvolta sembra sacrificare la naturalezza del fraseggio: nei momenti in cui la linea melodica richiederebbe un abbandono più morbido, una flessione emotiva più spontanea, tanto rigore diventa forse un lieve limite espressivo. La sua resta comunque una prova di grande valore, soprattutto nei passaggi più virtuosistici, affrontati con straordinaria sicurezza.
Nella seconda parte della serata, Foron sale sul podio per una Eroica di Beethoven dominata da una straordinaria energia. Fin dal primo movimento l’orchestra è lanciata con impeto: il direttore imprime una vitalità molto giovanile, mantenendo insieme precisione e lucidità nelle dinamiche. Qui il talento direttoriale di Foron è libero di apparire in tutta la sua evidenza: la gestione della massa orchestrale della Haydn, che lo segue con notevole disinvoltura e un suono sempre limpido, è sicura, i crescendo sono scolpiti, la trama strumentale rimane trasparente pur nello slancio dinamico. Anche il movimento finale risplende per virtuosismo collettivo, sorretto da una conduzione che privilegia la forza propulsiva e la brillantezza. Diverso il discorso per la Marcia funebre del secondo movimento, nel quale la tensione verso il movimento, così evidentemente congeniale al direttore, sembra ostacolare la dimensione meditativa. Il carattere solenne e il senso di dolente mestizia, che dovrebbe evocare la riflessione sulla fine dell’eroe, risultano attenuati; la lettura rimane elegante e controllata, ma non tocca quella profondità tragica che tradizionalmente si associa a questa pagina. Ne deriva un Beethoven più vitale che filosofico, più ardente che introspettivo: scelta legittima e coerente con il temperamento del giovane direttore, anche se forse non sempre aderente allo spirito della composizione (al di là del rigore filologico nelle scelte metronomiche).
L’Auditorium di Bolzano esaurito in tutti i posti e il grande calore del pubblico hanno coronato così una personalità musicale in piena ascesa e già piuttosto autorevole nel panorama direttoriale europeo.