Canzoni trans
Al GLBT Film Festival di Torino una storia dell'Eurofestival
Recensione
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In Italia le televisioni Rai e Mediaset, certamente campionissime di kitsch e di trash a volontà, non lo trasmettono da anni, con comico snobismo. Ma in realtà, nella grande Europa allargata l'"Eurovision Song Contest", una sorta di Champions League dei Festival di Sanremo nazionali, rimane una sorta di "Natale gay a primavera", un "Giochi senza frontiere della musica", e il programma televisivo non sportivo più visto al mondo"(122 milioni di spettatori nel 2009).
Il programma, per le sue componenti glam e camp, è un vero cult nel popolo omosessuale internazionale, ed è per questo che il giornalista Daniel Casagrande, tra i tributi della venticinquesima edizione del GLBT Film Festival di Torino firmato da Giovanni Minerba, ha voluto realizzare questo "Eurofestival", una documentazione che documentario non è, per formato cinematografico o televisivo. Partendo da lontani e affettuosi filmati con le gemelle Kessler agli esordi si arriva via via ai giorni nostri, attraverso Sandie Shaw, gli ABBA, Battiato e Alice.. Il dato storico rivelato dalle registrazioni live selezionate da Casagrande è che a un certo punto, a testimonianza dell'evolversi della tolleranza in alcuni costumi democratici nazionali, sul palcoscenico sono apparsi trans, drag queen, lesbiche in giacca e cravatta, sino all'apoteosi del 1998, quando la splendida trans israeliana Dana trionfò al concorso, scatenando a Tel Aviv tripudio di strada e orgoglio gay.
Di belle canzoni e bella musica, poche, ma alla fine, estenuati da 120 minuti di documenti, abbiamo le ide più chiare su quanto la cultura omosessuale abbia contribuito, anche in prodotti di mediobasso consumo tv, a una gaia, provocante, libertaria concezione del fare spettacolo musicale.
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