Campanelli e mariti ribelli
Al Donizetti Opera di Bergamo Stefania Bonfadelli porta in scena il dittico di opere buffe “Il campanello” e “Deux hommes et une femme”
26 novembre 2025 • 4 minuti di lettura
Teatro Sociale, Bergamo
Il Campanello, Deux hommes et une femme
15/11/2025 - 28/11/2025Donizetti non è solo sinonimo di tragedia: una bella testimonianza della sua versatilità è l’insolito dittico comico allestito sul palcoscenico del Teatro Sociale, che completa l’offerta del festival Donizetti Opera 2025. In contrasto con la “comédie larmoyante” de Il furioso nell’isola di San Domingo o il dramma storico di Caterina Cornaro , il dittico Il campanello e Deux hommes et une femme (forse più nota come Rita) mostra il lato più ironico e leggero del compositore, oltre a fotografarne due momenti della sua vivace parabola creativa. Il campanello è una tipica farsa napoletana composta da Donizetti per il Teatro del Fondo nel 1837. Protagonista è il benestante speziale Don Annibale Pistacchio, fresco di nozze con la giovane Serafina, non esattamente un modello di fedeltà. Deciso a impedire ai due neosposi di consumare il matrimonio, Enrico, l’amante ufficiale della donna, si presenta con diversi travestimenti a casa dello speziale, obbligato dalla legge a rispondere personalmente ai pazienti. Quando arriva l’alba, lo speziale, sfinito, è costretto a partire per Roma, lasciando la giovane sposa alle attenzioni del focoso Enrico. Deux hommes et une femme appartiene, invece, al periodo francese di Donizetti: composta nel 1841, l’atto unico fu rappresentata soltanto nel 1860 all’Opéra Comique, dodici anni dopo la morte del compositore. Il librettista Gustave Vaëz riprende lo spirito di tanto teatro leggero francese nella paradossale vicenda di Rita, proprietaria di una locanda e sposata in seconde nozze al debole Pepè, che maltratta ad ogni occasione per rifarsi delle violenze subite dal primo marito, il manesco Gasparo. Questi, creduto morto in un naufragio, si ripresenta per caso nel villaggio a distanza da anni e cerca alloggio proprio nella locanda di Rita. Riconosciutolo, Pepè vorrebbe restituirgli la legittima consorte, ma Gasparo è deciso a sposare la sua nuova fidanzata canadese. Distrutto l’atto del primo matrimonio, la situazione si ricompone con la partenza di Gasparo e l’armonia ritrovata fra Rita e Pepè.
La regista Stefania Bonfadelli tratta i due lavori come un unico oggetto drammaturgico, complice il semplice dispositivo scenico unitario di Serena Rocco, che accosta la farmacia dello speziale alla locanda di Rita. Le due insegne al neon sulla terrazza sovrastante i due ambienti e i colorati costumi anni Sessanta di Valeria Donata Bettella danno un tocco di modernità “vintage” a quella che potrebbe essere una commedia all’italiana con un tocco di assurdo alla Totò. La festa nuziale dello speziale si svolge nella locanda di Rita, proprio accanto alla farmacia di Don Annibale, con i suoi scaffali ricolmi di vasi di spezie e medicamenti. Nella seconda parte, le animate vicende di Rita e dei suoi due mariti si dipanano mentre, nella contigua farmacia, si consumano i focosi amplessi fra l’insaziabile Serafina e il sempre più consunto Enrico.
Molto giovane e fresco il cast vocale, composto quasi interamente dai giovani allievi della Bottega Donizetti, laboratorio di perfezionamento dedicato al repertorio donizettiano curato per questa edizione da Giulio Zappa. Nel Campanello autentico mattatore è Francesco Bossi, un Enrico scenicamente disinvolto, buffo autentico senza sbavature o grossolanità, e vocalmente duttile e sicuro. Il “rivale” Don Annibale è Pierpaolo Martella, altrettanto misurato e spiritoso, e sicuro nel fraseggio. La Serafina di Lucrezia Tacchi è brillante nella linea vocale, agile e ben articolata, mentre Eleonora de Prez disegna Madama Rosa con precisione vocale e presenza scenica da commediante consumata. Autentico “trait d’union” fra le due vicende è lo Spiridione di Giovanni Dragano, servo paziente e misurato di due padroni, dotato di una verve sempre pertinente. In Deux hommes et une femme Cristina De Carolis è una Rita vocalmente brillante, seppure con qualche impaccio nel francese dei dialoghi. Cristóbal Campos Marín dona al suo Pepè un bel timbro luminoso e notevoli doti attoriali in grado di dare spessore alla farsa. Gasparo ha la classe e l’esperienza scenica di Alessandro Corbelli, fra i docenti della Bottega: parola e presenza scenica sono impeccabili, così come il canto spiritoso, giocato sulla raffinata arte del sottrarre da maestro dell’arte dell’ironia. Il Coro dell’Accademia Teatro alla Scala, presente solo nella prima parte, è autorevole e ben calibrato nei brevi interventi che aggiungono una nota di vivacità alla vicenda.
Il giovane Enrico Pagano guida con energia ed eleganza l’orchestra Gli Originali con strumenti d’epoca: nella farsa napoletana prevale una lettura trasparente e cameristica, con dinamiche controllate e fraseggio limpido; in Rita, invece, la tavolozza timbrica è più ricca e il piglio più leggero, come lo spirito francese dell’opéra comique impone.
Anche in questo spettacolo il pubblico non manca e tributa calorosi applausi a tutti gli interpreti di questa brillante produzione.