Beatrice Rana e Lahav Shani alla Scala
Pagine di Rachmaninov e Beethoven per l’inaugurazione della stagione dell’Orchestra Filarmonica della Scala
Già nel maggio dell'anno scorso Lahav Shani aveva dimostrato un'ottima intesa con la Filarmonica della Scala, cosa che si è ripetuta anche questa volta all'inaugurazione della stagione. Concerto che ha visto anche la presenza di Beatrice Rana alle prese con l'impegnativa Rapsodia su un tema di Paganini di Rachmaninov, in coincidenza dei centocinquant'anni dalla nascita del compositore. La pianista ha affrontato la complessa composizione con assoluta padronanza, con tocchi ora delicatissimi ora di estrema violenza e, grazie alla trasparenza di ogni sezione dell'orchestra, ha messo in risalto anche le continue e sottese cupezze. Né il folle virtuosismo della solista né la facilità all'ascolto devono trarre in inganno, perché si tratta di una partitura ad alta intensità e tensione drammatica, assai rare in Rachmaninov. Per non parlare del tema del Dies Irae, che compare più volte e sembra averlo ossessionato per molto tempo, a partire dal poema sinfonico L'isola dei morti. Al termine del concerto lunghissimi applausi e ovazioni per la straordinaria pianista, che come bis ha scelto lo Studio di Debussy, Pour les huit doigts.
Nella seconda parte della serata la Terza Sinfonia di Beethoven non ha riservato sorprese in quanto Lahav Shani è direttore accuratissimo con grandi doti di analisi e controllo. La sua lettura dell'Eroica è stata più che corretta, accuratissima, ma talvolta con un effetto di straniamento che ha finito per dare un'impressione di meccanicità. Specie nella Marcia Funebre, mentre il ritmo incalzante del quarto movimento è stato determinante per mettere in risalto la carica energetica che il trentaquattrenne maestro israeliano riesce a infondere all'organico. Il risultato è stato comunque di ottimo livello, salutato da calorosissimi applausi, che fanno sperare di vedere più spesso Shani sul podio scaligero, magari anche per un'opera lirica.
Esecuzioni a parte, va segnalato il netto miglioramento dell'acustica della Scala, dovuto a mera casualità. Per via dello sciopero dei tecnici, non è stata infatti allestita la tradizionale camera acustica, con l'orchestra sistemata su una pedana posta parecchi metri in avanti e palco chiuso dal sipario tagliafuoco. Risultato, si è sentito molto meglio: ogni più lieve pizzicato di contrabbasso, i legni sempre presenti e netti, così come gli ottoni. Il suono non è arrivato in sala, ma è nato in sala. Anche se non c'è da augurarsi che le vertenze sindacali proseguano durante la stagione sinfonica, forse sarebbe saggio privilegiare questa sistemazione virtuosa.
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