Ascesa e caduta di Lulu al Covent Garden

Al Covent Garden, la Lulu di Alban Berg. Regia: Christof Loy, direzione: Antonio Pappano.

Recensione
classica
Royal Opera House (ROH)
Alban Berg
10 Giugno 2009
Per la prima volta dal 1983, torna alla ribalta del Covent Garden il secondo capolavoro di Berg, con una convincente Agneta Eichenholz nel ruolo di Lulu, il serpente. Antonio Pappano, alla sua quarta produzione quest’anno, ne dirige la versione in tre atti. Di partitura ricca, quanto mai decadente e sensuale, l’opera consta di un libretto che trae ispirazione da due drammi di Wedekind, Erdgeist e Die Büchse der Pandora. E di drammatico – nel senso stretto di dramma in prosa – c’è appunto moltissimo nell’opera berghiana. Basti pensare alla fioritura iniziale, con un domatore che introduce ad uno ad uno gli esponenti della sua “fauna umana”. Oppure si pensi ai recitativi parlati, teatralmente recitati dai cantanti; o al palindromo musicale del secondo atto, usato a mo’ di lazzo narrativo. E cosa dire dell’onomastica stessa dei caratteri, che raramente sono chiamati per nome, assurgendo invece al ruolo di “tipi umani”, di simboli? Parallelamente, la regia di Christof Loy è costellata dai richiami di un espressionismo tedesco tangibile ovunque, che ricalca con esattezza l’intenzione originaria dell’autore, pur optando per scelte vertiginosamente stilizzate. Scelte che non risultano mai didascaliche, ma che suggeriscono simbolismi precisi ma vaghi, freddi eppure estremamente sensuali. In questo senso, l’allestimento fa giustizia ai particolarismi delle tecniche dodecafoniche; ai palindromi e alle simmetrie su cui è incentrata l’opera; al modernismo del primo Novecento; al mito di una “femminilità fraintesa”, oscura, da poter comprare e vendere come una commodity. L’allestimento ci regala momenti di forte intensità e, tra mille dissonanze e variazioni, tra contrasti e aspirazioni, tra eros e thanatos, torna sempre a irrompere l’ideale nella musica della Lulu berghiana.

Interpreti: Agneta Eichenholz Jennifer Larmore Michael Volle Klaus Florian Vogt Gwiynne Howell Peter Rose Heather Shipp Philip Langridge Frances McCafferty Will Hartmann Jeremy White Simona Mihai Monika-Evelin Liiv Kostas Smoriginas Vuyani Mlind

Regia: Christof Loy

Scene: Herbert Murauer

Orchestra: Royal Opera House Orchestra

Direttore: Antonio Pappano

Luci: Reinhard Traub

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

La direzione di Valcuha, la regia di Guth, i cantanti ottimi e perfettamente affiatati hanno reso indimenticabile quest’edizione del capolavoro di Janacek

classica

Bologna: il nuovo allestimento operistico dell’Orchestra Senzaspine ha debuttato al Teatro Duse

classica

Successo per Beethoven trascritto da Liszt al Lucca Classica Music Festival