"Armide" o La consacrazione di Stéphanie d'Oustrac

"Armide", il capolavoro di Lully, va in scena grazie al tandem Christie-Carsen.

Armide (Stéphanie d'Oustrac) e Renaud (Paul Agnew). Foto Alvaro Yañez
Armide (Stéphanie d'Oustrac) e Renaud (Paul Agnew). Foto Alvaro Yañez
Recensione
classica
Théâtre des Champs Elysées Parigi
Jean-Baptiste Lully
18 Ottobre 2008
Riuscirà Willliam Christie a ripetere il miracolo del successo d'"Atys" del 1987? Era questa la domanda che si ponevano in molti alla vigilia dell'"Armida". Risposta: francamente no, ma questa nuova produzione ha senza dubbio apportato un bel contributo alla riscoperta dell'opera seicentesca. Robert Carsen gioca con il prologo, sezione ingombrante sia perché tradizionalmente sconnessa rispetto al resto sia perché pomposamente celebrativa: immagina che un gruppo di turisti visitano ai giorni nostri il castello di Versailles e nel gruppo c'è anche un Renaud che si addormenta sotto il baldacchino del letto di Luigi XIV. Come noto il tema del sogno è centrale in "Armide" e dunque l'espediente di Carsen permette di legittimare in qualche modo quanto segue. Tutto il resto utilizza due colori: grigio e rosso per la sola Armide (e per un Renaud ammaliato). Un'uniformità che ha il torto di stancare. Applauditissimo, a ragione, William Christie che sfoggia un'orchestra d'eccellenti solisti. Sono soprattutto i fiati, prioritari nell'opera francese, a fare la parte del leone. Più incolori gli archi. Due i cantanti maschili di primo piano: Paul Agnew e Laurent Naouri. Ma la vera protagonista, a tutti gli effetti, resta Stéphanie d'Oustrac su cui pesava il ruolo eponimo. La sua è una parte che non permette soste: è quasi sempre in scena per tre ore di spettacolo. Secondo la tradizione francese, il ruolo non si può accontentare di una cantante, ma esige pure una "tragédienne". Stéphanie d'Oustrac è l'uno e l'altro. Recita con convinzione, senza risparmiarsi. La sua tecnica vocale si adatta a meraviglia ai lunghi recitativi lullisti. La parte da dimenticare è quella dei balletti. Colpa di una gesticolazione caotica che non fa certo onore al resto dello spettacolo.

Interpreti: Claire Debono, La Gloire, Phénice, Lucinde Isabelle Druet, La Sagesse, Sidonie, Mélisse Stéphanie d'Oustrac, Armide Nathan Berg, Hidraot Paul Agnew, Renaud Marc Mauillon, Ubalde, Aronte Marc Callahan, Artémidore Andrew Tortise, Le Chevalier Danois Laurent Naouri, La Haine Anders J. Dahlin, Un amant fortuné

Regia: Robert Carsen

Scene: Gideon Davey

Coreografo: Jean-Claude Gallotta

Orchestra: Les Arts Florissants

Direttore: William Christie

Coro: Coro Les Arts Florissants

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