Il Premio Paganini apre alla musica da camera
La 58ª edizione del concorso genovese, vinta da Aozhe Zhang, ha introdotto per la prima volta una prova di musica da camera
20 novembre 2025 • 2 minuti di lettura
La 58ª edizione del Premio Paganini si è conclusa con il primo premio riconosciuto al diciassettenne Aozhe Zhang, a valle di un’interpretazione sorprendentemente matura del Concerto n. 1 di Paganini e del Concerto in re maggiore op. 35 di Čajkovskij. L'edizione 2025 sarà inoltre ricordata per aver introdotto per la prima volta una prova di musica da camera, segnando una svolta culturale e formativa nel percorso dei giovani violinisti. Una scelta che ha portato sul palco una nuova idea di virtuosismo: non più solo individuale, ma costruito attraverso l’ascolto reciproco e la sensibilità collettiva.
La novità è stata introdotta nella semifinale, dove i sei candidati hanno affrontato accanto alle pagine di Paganini, quelle di Haydn, Stravinskij e Schumann suonando insieme a due ensemble internazionali de Le Dimore del Quartetto, il Quartetto Indaco e il Trio Kobalt con la violista Danusha Waskiewicz.
Come sottolinea il direttore artistico Nicola Bruzzo, «la scelta di dare particolare importanza alla musica da camera nasce da motivazioni strategiche, oltre che puramente estetiche, e tiene conto dell’odierno funzionamento dell’industria musicale internazionale. Collaborare con Le Dimore del Quartetto significa portare al Paganini uno dei valori più belli della musica: sapersi ascoltare».
Il progetto è nato, appunto, in collaborazione con Le Dimore del Quartetto, impresa culturale che da dieci anni promuove giovani ensemble valorizzando il patrimonio artistico europeo, fondata da Francesca Moncada la quale evidenzia come «la musica da camera educa all’ascolto, al confronto e alla reciprocità. Portarla al Premio Paganini significa formare musicisti non solo virtuosi, ma consapevoli e completi. È un passo importante verso un futuro della musica più umano e condiviso».
Il Paganini 2025 ha proposto dunque un itinerario musicale che intreccia repertorio solistico e cameristico, permettendo in questo modo alla giuria di valutare non solo il virtuosismo, ma anche quella qualità più sottile e preziosa che definisce i grandi interpreti: la capacità di ascoltare, di costruire una voce musicale che dialoga con il mondo.