Brexit: un passaporto per i musicisti britannici
Musicians’ Union lancia una petizione indirizzata a Boris Johnson perché venga garantita la libertà di movimenti verso la UE dopo Brexit.
24 febbraio 2020 • 2 minuti di lettura

Il mondo musicale britannico non si rassegna alle misure annunciate dal governo sulle restrizioni nei movimenti fra Regno Unito e UE in seguito alla Brexit e lancia una proposta concreta. La Musicians’ Union, sindacato di oltre 31mila musicisti che si batte per i diritti dei propri associati e per un’industria musicale più equa, ha lanciato una petizione sulla piattaforma change.org. rivolta al primo ministro Boris Johnson e ad altri rappresentati del governo e del Parlamento per chiedere un passaporto per musicisti per poter lavorare nella UE anche nel post-Brexit.
Nella petizione, si chiede che questo speciale passaporto abbia durata biennale, sia gratuito o abbia un costo ridotto, sia valido in tutti i paesi della UE, sostituisca documenti e permessi che verranno imposti dal prossimo anno, sia esteso anche a tecnici e allo staff che consente ai musicisti di svolgere il proprio lavoro. Attraverso tale passaporto speciale, i musicisti potranno continuare a organizzare i propri tour e esibirsi all’interno dell’UE e quindi continuare a guadagnarsi da vivere. Nella petizione si testimoniano le difficoltà per i musicisti ad operare in sistemi che richiedono visti d’ingresso, come negli USA dove sono necessari migliaia di dollari per portare una band e il costo per un visto d’ingresso rapido è appena aumentato del 15%. Da questo il grido d’allarme che qualcosa di simile potrebbe presto accadere anche nella UE, introducendo complicazioni nella programmazione di band emergenti o orchestre di reputazione internazionale.
Nella petizione, si riportano le parole del Segretario generale di Musicians’ Union, Horace Trubridge, secondo cui: “La musica e le arti performative si fondano sullo scambio di idee e sull’interazione fra performer di diverse nazionalità. Noi amiamo lavorare nella UE e amiamo gli artisti che vengono nel nostro paese. Se i musicisti non possono viaggiare in entrambe le direzioni, la nostra reputazione di paese che abbraccia tutte le arti e la cultura subirà danni severi. La capacità dei nostri associati di guadagnarsi da vivere verrà intaccata.”
Al momento la petizione ha raccolto poco meno di 75 mila firme.