Teho Teardo & Blixa Bargeld, dinamico duo

Il pathos e le certezze di Live In Berlin, in attesa delle novità promesse dalla coppia per il nuovo anno

Teho blixa
Foto di Thomas Rabsch
Disco
oltre
Teho Teardo & Blixa Bargeld
Live In Berlin
Specula
2023

Potrebbe essere il modo consueto e scaltro per dire alla fan base, “eccoci, siamo ancora qua”, però Teho Teardo e Blixa Bargeld nel dare alle stampe il doppio Live In Berlin, e mettere quello che è sicuramente un punto fermo alla loro unione, si preoccupano insieme di tenere aperta la finestra sul futuro.

Un disco di nuove composizioni è infatti in rampa di lancio per l’autunno 2024, così come è già stata programmata una successiva serie di concerti europei.  

Dopo oltre dieci anni e le lodate prove d’autore di Still Smiling (2013) e Nerissimo (2016), qualcosa dovrà pur cambiare nella sinergia del duo, nei contenuti tematici e nell’estetica sonora, perché non sarebbe bello dover prendere atto che anche questa originale esperienza sia giunta al capolinea come un qualsiasi ménage matrimoniale condannato da stanchezza e abitudine.

La serata al Sonic Morgue di Berlino del 6 dicembre 2022 – riportata per intero –, resterà in ogni caso negli annali, denso manifesto di incroci stilistici realizzati con senso della misura e aspirazioni avanguardiste prive di spocchia. Dei quindici brani in programma soltanto “Bianchissimo” non è stato estratto dagli album sopra citati, bensì dall’ep Fall (2017), ricordato in particolare per la blasfema cover di “Hey Hey My My” di Neil Young.

Essere contornati sul palco da Laura Bisceglia (violoncello e campane), Gabriele Coen (clarone) e un quartetto d’archi (Anna Eichholz, Kundri Schafer, Robin Hong, Alice Dixon) ha permesso a Teardo e Bargeld di rispettare la profondità talvolta tenebrosa degli originali (in Still Smiling agiva il Balanescu Quartet) e anche di proporre qualche guizzo in aggiunta, di cui sembrano aver beneficiato in particolare “The Beast”, “Come Up And See Me” e “Ich Bin Dabei”.

Le consumate abilità di Bargeld nell’oscillare tra cabaret da fine del mondo e archeologia industriale, nel rimescolare e intrecciare le lingue (italiano, inglese, tedesco) – unite alle chitarre mimetizzate di Teardo e alle sue tessiture elettroniche posizionate tra ambient e avant-minimalismo –, non hanno mancato di irretire e magnetizzare il pubblico, tirandolo per i capelli con “Axolotl”, “Animelle” e “Nirgendheim”, un trittico provvisto di un insuperabile senso del drammatico.

Neppure quando affronta canzoni di foggia usuale, come “The Empty Boat” di Caetano Veloso o la ormai celeberrima “A Quiet Life” – migrata dalla colonna sonora del film di Claudio Cupellini Una vita tranquilla (2010) alla serie netflixiana Dark – la coppia rinuncia a tenere teso quel sottile filo di angosciosa inquietudine sulla quale ha costruito in fin dei conti la propria fortuna. 

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