La cura di Edmondo Romano e Simona Fasano

Es/Sé è l'incontro fra il polistrumentista Edmondo Romano e la cantante Simona Fasano

GF

13 ottobre 2025 • 2 minuti di lettura

Edmondo Romano e Simona Fasano
Edmondo Romano e Simona Fasano

Edmondo Romano e Simona Fasano

Es/ Sé

Visage Music 2025

La parole “rituale” contiene in sé la radice sanscrita rta, tre lettere che hanno funzionato da scaturigine a un nugolo di altre parole intere piene di significato. Rta sta per “ordinamento, ciclo che si ripete, principio ordinatore”, un insieme in cui tutte le parti devono rispondersi per far funzionare l'assieme. Ad esempio in un “arto” e tanto più, in una articolazione. Scegliere la parola “rituale" in un titolo è atto di coraggio, in questo mondo desertificato da riti veri, come ha ben raccontato il filosofo Byung-Chul Han: un mondo in cui c’è “comunicazione senza comunità”, l’illusione dei cosiddetti social, e che non si accorge della mancanza di “comunità senza comunicazione”, dunque proprio il rito, che si manifesta con la ripetizione di gesti simbolici, di frasi, di passi di danza: ciò che rinsalda una cerchia di persone e il loro sentirsi comunità.

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Qui, in questo nuovo lavoro di Edmondo Romano, multifiatista e compositore, da sempre indifferente ai confini di genere, ma con un saldo radicamento nelle musiche neoclassiche, nel minimalismo, in certo art rock di ricerca, nella famiglia allargata ed estesa nelle note popolari, il “rituale” è da intendersi come rito di autoguarigione per chi deve elaborare lacerazioni e ferite interiori: un riavvicinare quindi le ragioni del “sé”, inteso come io cosciente, a quelle dell'Es freudiano, zona d’ombra e di luce assieme delle pulsioni, dei desideri, del grumo indistinto dei sentimenti non controllati.

La musica dunque, nel senso in cui la intendeva Albert Ayler nel 1970 di Music is the Healing Force of the Universe, un percorso di consapevolezza che al contempo qui contiene l’abbandono all’indicibile delle note e del puro vocalizzo asemantico e le parole.

Per la prima volta Romano firma un disco con la vocalist di impostazione lirica Simona Fasano, anche attrice nella vita, dunque attenta, nelle sue interpretazioni, a una drammatizzazione teatrale del gesto e del corpo, oltre che del suo strumento espressivo principale. Qui autrice dei testi, cantati in cinque lingue.

Romano usa clarinetti, sassofono soprano, vari tipi di flauti, il resto è affidato a un quartetto d’archi, al pianoforte sapiente di Fabio Vernizzi, a un coro, al contrabbasso di Riccardo Barbera, a tocchi di elettronica. C’è anche una sorpresa, in questo splendido lavoro diviso in una porzione femminile e in una maschile, le due metà degli autori che compaiono in copertina: in "Enfado" Romano canta per la prima volta da decenni, ed è un filo di voce appoggiato su polpa densa che non può non rimandare al miglior Battiato che della “cura”, appunto aveva fatto una ragione di vita e d’ arte, per l’appunto quasi “rituale”.

La musica si snoda ora possente, ora delicatissima tra richiami a maestri minimalisti quali Nyman, Glass, Mertens, e ricordi in filigrana di Opus Avantra, Dead Can Dance, Sensation’s Fix, Claudio Rocchi, Battiato. Materia spessa, dunque, e concentrata: così sono i rituali.