SPELLLING, pop con refuso

Mazy Fly è l'indefinibile (e irresistibile) album di SPELLING, alias Christya Cabral

Spellling - Mazy Fly
Spellling (foto di Catalina Xavlena)
Disco
pop
Spellling
Mazy Fly
Sacred Bones
2019

Christya Cabral ha un nome d’arte che sembra uno scherzo – SPELLLING, ortografia con un errore di ortografia, o qualcosa del genere – ma la musica di Mazy Fly, suo secondo album, è una cosa seria: impossibile da catalogare ma assolutamente affascinante.

Nata a Oakland ma residente nella Bay Area, SPELLLING venne alla ribalta due anni fa col suo album d’esordio Pantheon o Me, tredici canzoni misteriose che ne misero sotto i riflettori degli addetti ai lavori il nome.

Ora è la volta di Mazy Fly, preceduto dai singoli "Hard To Please" e "Haunted Water", un intrigante esperimento di indietronica a cavallo tra eccitazione e paura, un’esperienza concettuale misteriosa e sognante, memore della lezione di Kate Bush e Björk.

In questi due anni SPELLLING ha perfezionato il suo suono, oggi fatto di spirali che attraversano la luce e l’oscurità alla ricerca di paesaggi di spazio psichico; la sua è una visione unica, elaborata da sola, senza nessun aiuto esterno, musica soul soffice ma grondante passione.

L’elettronica degli anni Ottanta è indubbiamente una fonte d’ispirazione, ma l’uso dei synth Juno-106 è particolare, e le percussioni generate dal Roland TR-808 contribuiscono a evocare il caos imminente che accompagna le esplorazioni di territori sconosciuti.

A questo proposito si ascolti il già citato singolo "Haunted Water", con le sue coltellate di synth, i suoi backbeat distorti (una costante lungo tutto l’album) e la voce spettrale di Cinthya che canta “non è sufficiente costruire un ponte sopra acque infestate da fantasmi”, con riferimento agli orrori del cosiddetto Middle Passage, il sistema di traffico che spostò gli schiavi da ogni parte del mondo, e all’attuale crisi dei rifugiati. Chi ricorda la canzone "Uncle Albert/Admiral Halsey", scritta da Paul e Linda McCartney nel 1971? Il verso “hands across the water, hands across the sky” è ripreso dalla Cabral per ricordare l’eredità degli schiavi morti durante quei viaggi dell’orrore.

McCartney è ricordato una seconda volta ma in un contesto completamente diverso: nella sfuggente "Real Fun" SPELLLING ricorda alcuni geni musicali dei decenni passati nel verso “ondeggeremo al ritmo di Holiday, balleremo al ritmo di Billie Jean e Raspberry Beret e piloteremo un sottomarino giallo”, immaginando di essere un’aliena arrivata sulla Terra in cerca d’ispirazione dalla musica composta da questi terrestri. 

"Under The Sun" è probabilmente il cuore del disco, “una preghiera cosmica per augurare una buona fortuna, la celebrazione delle energie invisibili che si uniscono per creare qualcosa di radicalmente nuovo, come la nascita di una stella” ed è accompagnato da un video di sette minuti realizzato in collaborazione con Catalina Xavlena, un’odissea in un paesaggio sonoro irreale filmata in 8mm, un omaggio sia all’avanguardia degli anni Settanta sia ai video musicali in voga nel decennio seguente.

In definitiva Mazy Fly è un disco al contempo intimo e universale, sospeso tra vibrazioni celesti e sfumature oscure, una raccolta molto solida di canzoni, stravagante in una maniera così fantasiosa ma all’occorrenza riflessiva da renderlo irresistibile, un tappeto volante che ci riporta a quando eravamo bambini e la gioia lasciava repentinamente il campo allo sgomento, senza un apparente perché.

“Hard To Please” è come se Solange guardasse in uno specchio spettrale – "The Guardian"

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