L’educazione sentimentale di Julia Jacklin

L’estro della cantautrice australiana fiorisce pienamente nel nuovo album Pre Pleasure

Julia Jacklin
Disco
pop
Julia Jacklin
Pre Pleasure
Transgressive
2022

Il vecchio adagio moralista “Prima il dovere e poi il piacere” sembra attagliarsi all’indole di Julia Jacklin, che introducendo Pre Pleasure ha affermato: «Spesso mi sento come se dovessi fare tutto il lavoro prima di potermi godere la vita».

La stessa voluttà è del resto fonte di contrasti, se prendiamo alla lettera i versi di “Ignore Tenderness”: “Guardavo un porno a luci spente con le cuffie in testa e proprio quando comincia il piacere s’insinua la mia educazione”. In verità quella ballata ombrosa esamina il sesso da un autocritico punto di vista femminile: “Mettiti del ghiaccio in bocca, fatti schiaffeggiare, accetta di soffocare”, descrivendo rituali di sottomissione. Un pregio evidente della trentaduenne artista australiana è la trasparente schiettezza con la quale mette in scena le proprie esperienze personali. Ad esempio, in “Less of a Stranger”, s’immerge nell’habitat familiare e canta accompagnandosi alla chitarra acustica: “Vorrei solo che mia madre mi fosse meno estranea” e “Quando guardo lo specchio vedo mio padre”. Per imbastire il tessuto narrativo del disco ha scavato nei ricordi d’infanzia, tipo l’epoca in cui frequentava una scuola cattolica, rievocata nell’iniziale “Lydia Wears a Cross”: “Lydia porta una croce, dice che non se la toglierà mai, ci sediamo schiena contro schiena, ascoltando la colonna sonora di Jesus Christ Superstar”.

Musicalmente l’album espone un profilo più ambizioso rispetto ai precedenti Don’t Let the Kids Win (2016) e Crushing (2019), frutto di un riposizionamento geografico e procedurale: concepito impiegando una tastiera Roland anziché la chitarra e registrato a Montréal avvalendosi di strumentisti del posto (in particolare Will Kidman e Ben Whiteley, abitualmente al fianco di Tamara Lindeman nel progetto The Weather Station), si giova di arrangiamenti che dilatano il respiro delle canzoni. È il caso della conclusiva “End of a Friendship”, con le malinconiche folate d’archi – orchestrati a Praga dal canadese Owen Pallett – intonate appunto alla fine di un’amicizia: “Ha elencato le cose di me che non le piacciono, io stavo seduta in silenzio, accettando il nostro destino”. I sentimenti assurgono dunque al rango di protagonisti principali del racconto: “Troppo innamorata per morire”, recita il titolo di un brano, mentre il brumoso numero pop “Love, Try Not to Let Go” esordisce con queste parole: “L’amore è tutto ciò che voglio adesso”.

E più in là fa tenerezza il modo di rivolgersi alla creatura amata espresso in “Be Careful With Yourself”: “Ti prego, smetti di fumare, voglio che la tua vita duri a lungo, se non smetti di fumare dovrò iniziare io, accorciando la mia”.

Affiora qui un’inclinazione indie rock che si manifesta compiutamente in “I Was Neon”, il pezzo più dinamico della collezione, incardinato emotivamente a un dubbio esistenziale: “Mi piace abbastanza come sono, mi perderò di nuovo?”.

Alla luce di quest’ultimo paio di episodi stupiscono le figure da lei citate nell’occasione quali stelle polari: Céline Dion, Robyn e Luther Vandross, ma anche Throbbing Gristle e Goblin, benché – si sa – le vie dell’ispirazione siano infinite (e imperscrutabili). Certo è che Pre Pleasure rappresenta il momento di piena fioritura dell’estro di Julia Jacklin, collocandola nel gotha delle cantautrici contemporanee accanto alle colleghe statunitensi Phoebe Bridgers e Angel Olsen. Verifica dal vivo il 27 novembre al Magnolia di Milano.

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