La “ripartenza” di Antonio Cocomazzi

Il pianista e compositore condivide con l’amico Mario Marzi un viaggio musicale tra passato e presente

Antonio Cocomazzi
Antonio Cocomazzi
Disco
jazz
Antonio Cocomazzi & Mario Marzi
Restart
Map
2018

Il lavoro che Antonio Cocomazzi ha racchiuso in questo disco rappresenta un viaggio lungo un tragitto che l’autore ha tracciato attraverso esperienze e produzioni musicali differenti, in un arco temporale che dal 1995 di “Impatto”, brano segnato dalla freschezza di un segno dinamico vivace, arriva al 2018 di “It’s Time”, composizione dedicata al figlio Jacopo e che offre un accurato tratteggio armonico assemblato con gusto efficace.

Un percorso nel quale il compositore e pianista pugliese ha voluto accanto a sé il sax di Mario Marzi, amico di vecchia data e coprotagonista della cifra espressiva di questo lavoro. I dialoghi tra la tastiera di Cocomazzi – ora sollecitata da scarti ritmici obliqui (“Metropoli”) ora attraversata da misurate peregrinazioni addensate attorno a un pulsare reiterato (“Ciò che non è”) – e i sax baritono e soprano di Marzi disegnano infatti intrecci in cui alla palese affinità interpretativa espressa dai due musicisti si innestato spazi solistici che arricchiscono il disco di una dialettica solida e variegata.

Un dato che emerge, brano dopo brano, anche grazie a un tessuto compositivo che Cocomazzi nutre di ispirata vena melodica e di compatte impalcature armoniche, dando forma a composizioni il cui equilibrio di fondo viene evidenziato da una piacevolezza di ascolto che, pur nella varietà di ogni brano, appare quale elemento caratterizzante l’intero lavoro.

Tra gli undici brani qui raccolti, vanno citati ancora la delicata atmosfera di “Respiro”, composizione dedicata alla figlia Simona, l’invenzione melodica particolarmente immediata di “Canto agreste” e la fresca varietà del gioco di timbri strumentali in “La tavolata”, brano che consegna un ulteriore e differente tassello a quel mosaico stilistico il quale, tra retaggi classici, leggeri profumi minimalisti e reminiscenze di certo jazz nordico, contraddistingue la scrittura dello stesso Cocomazzi.

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