La psichedelia astratta del GDG Modern Trio

Stefano Ghittoni (Dining Rooms), Bruno Dorella (Ronin, Bachi da Pietra, OvO) e Francesco Giampaoli (Sacri Cuori) sono il GDG Modern Trio.

EB

13 giugno 2018 • 1 minuto di lettura

GDG Modern Trio
GDG Modern Trio
GDG Modern Trio
GDG Modern Trio

GDG Modern Trio

Spazio 1918

Brutture Moderne 2018

Uniscono le forze in questo progetto, a nome GDG Modern Trio, Stefano Ghittoni (lo ricorderete nei Dining Rooms), Bruno Dorella (Ronin, Bachi da Pietra, OvO) e Francesco Giampaoli (Sacri Cuori).

Come cuochi superstar portano con sé gli ingredienti con cui meglio sanno creare pietanze inedite: chitarre desertiche, elettronica vintage, psichedelie a 35mm e non si fanno mancare anche il détournement guidato da una breve serie di field recordings.

Le geometrie da modernismo russo ispirate dalla copertina tracciano i confini mobili dell’operazione, naturalmente sospesa tra passato e futuro, tra futurismi passati e memorie visionarie. E il GDG Modern Trio evita con intelligenza il tranello della prevedibilità e allestisce un disco convincente e sintetico, in cui la voglia di sperimentare con i suoni si abbina a una chiarezza formale e narrativa che crea empatia con le canzoni.

L’effetto, molto interessante, è quello di un lavoro cui abbandonarsi come fosse un flusso astratto, ma anche cui rivolgere attenzione nei dettagli, seguendo le possibili narrazioni (per quanto interferenti e elusive) fin dentro al cuore di tanti piccoli film dalla pulsante intimità. Che bellezza!