Il misterioso art-pop di Lolina
The Smoke è l’album d’esordio di Lolina, alias Inga Copeland, alias Alina Astrova.
26 marzo 2018 • 2 minuti di lettura
Lolina
The Smoke
Si intitola The Smoke l’album d’esordio di Lolina. Malgrado la sua inscalfibile riservatezza, cerchiamo di capire chi si nasconde dietro questo nome.
<a data-cke-saved-href="http://lolina.bandcamp.com/album/the-smoke" href="http://lolina.bandcamp.com/album/the-smoke">The Smoke by Lolina</a>
Samara è una città della Russia centro-orientale. È qui che nasce Alina Astrova, per poi spostarsi, qualche anno più tardi, al seguito della famiglia a Tallin, capitale dell’Estonia. Nulla da segnalare fino ai diciassette anni quando Alina si trasferisce a Londra. Dopo un po’ di tempo trascorso nella capitale inglese, Alina incontra Dean Blunt, musicista (ma forse dovrei dire artista concettuale) originario del quartiere di Hackney, con cui dà vita a un sodalizio artistico e sentimentale. Intorno al 2005 nasce il progetto Hype Williams, durato fino al 2016, che produce alcuni lavori con la Hippos in Tanks prima e con la rinomata Hyperdub di Kode 9 dopo. Nel frattempo Alina Astrova è diventata Inga Copeland, e con questo nome compare nei lavori solisti di Blunt e pubblica un album nel 2014, Because I’m Worth It (sì, lo slogan de L’Oréal, “Perché io valgo”).
E arriviamo al 2016, quando Inga Copeland lascia il posto a Lolina e pubblica un EP e l’album Live In Paris, seguiti l’anno successivo dall’EP Lolita, tre brani per una durata complessiva che non arriva ai nove minuti: un mix di pop strambo e suoni sperimentali. 14 marzo 2018 ed ecco finalmente, a sorpresa, The Smoke, l’oggetto di questa recensione, mezz’oretta scarsa di musica spalmata su otto canzoni mixate dal fido collaboratore Amir Shoat.
Più centrato sulla voce rispetto ai lavori precedenti, The Smoke è un’opera di art pop dove granulosi ritmi jazz si fondono con campionamenti melensi e appiccicaticci, sintetizzatori rigorosamente lo-fi con cori approntati con astuzia. Ci sono tutti gli elementi per un disco intollerabile e invece, come per magia, tutto funziona a meraviglia, da “Paths Of Weeds And Flowers”, con la sua cascata di cinguettii e arpeggi, all’oscillante “Style And Punishment”, da “The River”, in cui falsi archi aprono squarci nella tessitura del brano, a “Fake City, Real City”, con la sua linea di basso in cui si fa largo un sintetizzatore inquieto, e alla cantilena da bambina disturbata della conclusiva “Betrayal”.
La scrittura di Lolina è emotiva, non vuole essere capita, i testi sono fatti di immagini, di sensazioni, e alla fine ci rendiamo conto di aver ascoltato qualcosa di lontano dal significato classico che siamo soliti dare al termine “canzoni”. Mi espongo: The Smoke è uno dei dischi più riusciti del primo trimestre del 2018.