Il fascino discreto di Nilüfer Yanya

Painless è il secondo album della cantautrice londinese Nilüfer Yanya

Painless Nilufer yanya
Disco
pop
Nilüfer Yanya    
Painless
ATO Records
2022

Tre anni dopo Miss Universe, la londinese Nilüfer Yanya pubblica il suo secondo album Painless: contrariamente a quanto dichiarato nel titolo, ci troviamo di fronte a dodici canzoni tutt’altro che indolori, racconti di disagio e di ferite emotive che lasciano cicatrici, sviluppati con uno stile che a tratti rimanda a Sade, ai Fleetwood Mac e ai Radiohead.

Non siamo però di fronte a uno spudorato esercizio di nostalgia: l’intensità, lo spirito e, perché no, il dolore straziante rendono queste canzoni esclusivamente di Nilüfer Yanya.

– Leggi anche: Nilüfer Yanya, il giglio di Londra

Non sono stati tre anni di silenzio, malgrado la sosta forzata dovuta al Covid: nel 2020 Nilüfer ha pubblicato l’adrenalinico EP Feeling Lucky?, tre canzoni in tutto che arrivano a fatica ai dieci minuti, di cui la migliore sembra essere “Crash”.

Saltiamo al 9 novembre dello scorso anno: esce il singolo “stabilise” e apprendiamo che il nuovo album si chiamerà Painless e sarà disponibile dal 4 marzo 2022. Il video che lo accompagna è diretto dalla sorella di Nilüfer Yanya, Molly Daniel. «Stavo pensando a ciò che ci circonda e a quanto influenza o cambia la nostra percezione delle cose. Una buona parte della città è grigiore e cemento, non c’è via di fuga. Il video ruota intorno al tema centrale della canzone, vale a dire che nessuno verrà mai a salvarti. È collocato nelle profondità della realtà della vita di tutti i giorni, dove siamo gli unici veramente in grado di salvarci o perderci. Là fuori non c’è nulla – un’affermazione allo stesso tempo deprimente e rassicurante, dipende da dove la si guardi -. Alle volte ti devi vestire da spia o da rockstar e sperare solo il meglio.»

Ed eccolo qui Painless, un album in cui la voce di Yanya, a volte trattenuta e altre aerea, scivola tra canzoni cesellate con maestria. I testi, espressi in un linguaggio figurato e ricco di ambiguità, spesso sono accompagnati, sostenuti, da melodie inquietanti, e anche un brano abbastanza convenzionale come “shameless,” con il suo andamento tradizionale da ballata disperata, lascia risplendere la personalità di Yanya.

L’iniziale “the dealer” si apre con una chitarra che richiama alla memoria quella di Johnny Marr ai tempi degli Smiths e poi si addentra nel solco di “Weird Fishes / Arpeggi”, canzone contenuta in In Rainbows, l’album che i Radiohead pubblicarono nel 2007.

Un riconoscimento va alla produttrice e strumentista Wilma Archer per essere riuscita a dare all’album il suo suono contrastante: il grosso della strumentazione è ben presente ma la sua sensazione complessiva è nebulosa e misteriosa. Un perfetto esempio della sinergia tra le due è “try,” un valzer oscuro in cui compare una chitarra acustica che alle orecchie di tutti suona come un violino pizzicato. Citiamo anche Jazzi Bobbi, già presente nella registrazione di Miss Universe, e Bullion, vale a dire il produttore Nathan Jenkins, che porta il suo tocco sottile, proprio come Andrew Sarlo, un produttore indie veterano che ha lavorato anche con Big Thief. Sarlo contribuisce a “the mystic,” episodio nebbioso e malinconico, prima che Bullion chiuda in maniera splendida con “anotherlife”, con quella chitarra memore di quella di Vini Reilly degli amati Durutti Column.

Rispetto all’album d’esordio Painless ha un approccio sonoro più diretto, «è un disco che parla di emozioni, - spiega Yanya – più aperto sull’argomento rispetto al precedente. Non ho paura di confessare i miei sentimenti». Painless è un ritorno davvero affascinante.

 

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