Half Waif, la custode di se stessa

Synth pop per l'isolamento: The Caretaker è il nuovo album di Nandi Rose Plunkett, alias Half Waif

Half Waif
Disco
pop
Half Waif
The Caretaker
Anti
2020

A due anni di distanza dal precedente Lavender ecco The Caretaker, il nuovo album di Nandi Rose Plunkett, conosciuta col moniker Half Waif. La “ragazza esile a metà”, figlia di un irlandese e di una rifugiata indiana scappata dall’Uganda, ci parla ancora una volta delle sue debolezze e dei suoi fallimenti, ma questa volta fa capolino una nota di speranza, tra echi di Joni Mitchell, Lorde e Robyn.

“Going nowhere fast now, I’ve been running uphill”: si apre con queste parole The Caretaker, l’album della riservata nonché insicura Half Waif, e no, non sta correndo sulla collina per stringere un patto con Dio come Kate Bush, sta cercando di resistere mentre il synth cerca di inghiottirla. Neanche l’amore per il suo compagno (ora marito) riesce a rasserenarla completamente: “Il tuo dolore è anche il mio”, è un peso in più da sopportare, però “lo dirò nuovamente: quando la tua fede è smarrita, il mio amore per te è come il ferro, permettimi di mostrartelo”.

«Piccolo, non essere preoccupato per me, io non lo sono per te, ci sono posti nella mia mente che non troverò mai se mi tieni la mano come fai sempre». Ordinary Talk

Nandi è la custode di se stessa, una custode che “ha avuto il compito di prendersi cura della casa, del terreno circostante, ma che non ha fatto un bel lavoro. Le erbacce crescono dappertutto e lei non si prende cura di sé”. Il personaggio della custode è una metafora che le serve come ammonimento a essere più attenta per non diventare una persona diversa, quella che comunque è presente dentro di lei e che deve essere tenuta a bada.

The Caretaker è un disco nato nell’isolamento della valle dell’Hudson, attuale residenza di Nandi dopo aver trascorso anni a Williamstown, Massachusetts, cittadina di ottomila anime circondata dalle montagne della contea di Berkshire, ed è una meditazione declinata attraverso un synth pop splendido, uno sguardo personale e allo stesso tempo universale sull’isolamento e sull’accettazione del compito da portare avanti, sul “fare ciò che si deve”, come ricorda nella magnifica “Halogen 2”.

Sono molti i momenti notevoli all’interno di questo disco affascinante, segnalo solo la sognante “Siren”, l’inquietante “My Best Self” e “Blinking Light”, riflessione notturna in attesa di un’estate foriera di miglioramenti personali.

Anche noi come Nandi aspettiamo l’estate, la luce, il caldo che sciolga il peso che opprime le nostre spalle stanche.

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