FKA twigs, diva del XXI secolo

Nel secondo album Madgalene, FKA twigs evoca l’erotica devozione di Maria Maddalena

FKA twigs - Magdalene
Disco
pop
FKA twigs
Magdalene
Young Turks
2019

Dovendo trovare una figura allegorica che potesse riassumere gli stati d’animo da cui è scaturito il nuovo album, secondo intestato allo pseudonimo FKA twigs – coniato sette anni fa – la trentunenne Tahliah Debrett Barnett ha scelto Maria Maddalena, puttana devota nell’esegesi maschilista dei Vangeli. Colei che “non deluderebbe mai i suoi amati”, declama in “home with you”, appena prima di dispiegare con grazia la voce da soprano su un rarefatto arpeggio di pianoforte.

A informare il disco è in maniera trasparente il suo vissuto. Indispettita dall’invadenza dei paparazzi, ingolositi dalle sue love story da tabloid con le star cinematografiche Robert Pattinson e Shia LaBeouf: le “migliaia di occhi” descritte nel tenue madrigale che apre la sequenza. Ferita dalla fine di quelle relazioni e macerata dentro lo spleen della solitudine, usando la masturbazione come terapia: “Le mie dita sono attive, finto il cunnilingus, i piatti sono sporchi, molti i miei desideri”, in “daybed”. Fiera di aver vinto la malattia, dopo l’asportazione di sei fibromi all’utero, simboleggiati da frutti durante la citata “home with you”: “Mele, ciliegie, dolore, inspira, espira, dolore, no novocaina”. Analogia impiegata con altro spirito nella successiva “sad day”, dalla melodia soave e il ritmo spezzato: “Assaggia il mio frutto, fai l’amore con tutto ciò che vedi”.

La sfera sessuale è luogo in cui notoriamente FKA twigs si muove con spregiudicatezza. La volta scorsa, in “Two Weeks”, affermava ad esempio: “Ti posso scopare meglio di lei”. In Magdalene è ugualmente esplicita, ma infonde nell’atto una sorta di sacralità: “Giaccio nuda e innocente con l’intenzione di prenderti e purificarti”, recita un altro verso del “giorno triste”. E non nasconde –dicevamo – la propria vulnerabilità: “Gli innamorati che hanno trovato un cuore in cui rispecchiarsi, non fanno che ricordarmi che sono senza te”, canta con afflato quasi operistico nello struggente R&B “mirrored heart”. Esemplifica la simbiosi fra erotismo e malinconia il conturbante video associato all’episodio conclusivo, “cellophane”.

L’habitat sonoro nel quale ciò avviene corrisponde all’“avant pop” di cui parlano gli hipsters: mainstream ma non troppo. Lo dimostrano i nomi dei collaboratori convocati in questa circostanza: anzitutto Nicolas Jaar, che mette la firma su quattro tracce delle nove incluse, e poi Daniel Lopatin (Oneohtrix Point Never) e Arca, mentre sul fronte opposto spiccano Skrillex e Jack Antonoff, implicati in “holy terrain”, dove il cammeo del rapper Future sposta l’asse in direzione hip hop.

Ondeggiando fra una visione astratta della black music (ha sangue giamaicano nelle vene per parte di padre, del resto) e diafane stelle polari femminili (da Kate Bush a Björk), FKA twigs si candida con audacia e ambizione al rango di diva del XXI secolo.

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