Dub di mezzanotte con Horace Andy e Sherwood

Midnight Scorchers di Horace Andy e Adrian Sherwood è già il disco reggae dell'anno

Horace Andy Midnight Scorchers
Disco
pop
Horace Andy
Midnight Scorchers
On-U Sound
2022

Come successe con Lee Perry e il suo Rainford, seguito dal dub companion Heavy Rain, ecco che Midnight Rocker, l’album che Horace Andy pubblicò lo scorso 8 aprile con la produzione dell’On-U Sound Records supremo Adrian Sherwood, subisce lo stesso trattamento e diventa Midnight Scorchers: come col disco precedente, siamo nuovamente di fronte a un capolavoro.

– Leggi anche: Horace Andy alla corte di Adrian Sherwood

Il ritorno di Horace Andy continua con un’altra collezione fumante di dub e rielaborazioni in chiave dancehall. Il precedente Midnight Rocker è stato un autentico tour-de-force messo insieme col lavoro di diversi anni, un disco che ha ricevuto ovunque recensioni stellari e che è già stato ristampato cinque volte: giustamente On-U Sound non abbassa il tiro, anzi getta ulteriore benzina sul fuoco con questo nuovo Midnight Scorchers.

L’avevo anticipato alla fine della recensione di Midnight Rocker, «entro la fine dell’anno avremo la dub version dell’album» e infatti eccola qui, racchiusa in una confezione coloratissima. Il produttore Adrian Sherwood ha smantellato e ricostruito i nastri secondo la tradizione del dub che risale agli anni Settanta, a King Tubby e Keith Hudson, aggiungendo e sottraendo fino a raggiungere un effetto magnifico.

Nella tradizione giamaicana dei dub, del toasting e delle version, Midnight Scorchers riunisce rielaborazioni (sia remix strumentali sia nuove edizioni con aggiunte vocali) e pezzi non utilizzati durante le sessioni del disco precedente. Come la canzone che dà il titolo alla raccolta, molti di questi pezzi si ispirano al lavoro fatto da Andy su Midnight Rocker: l’esito migliore probabilmente è quello di “Feverish”, una tipica canzone dei giorni che Andy trascorse a Studio One, con l’aggiunta di una batteria iperattiva quasi jazzy che la colloca a pieno titolo nei canoni dello stile contemporaneo. Nello stesso spirito di rielaborazione la copertina del disco precedente è stata ristrutturata in una sorta di graffiti dal creatore di animazioni Ruff Mercy, rendendola un appropriato tributo a una leggenda del reggae.

“Easy Money” è revisionata in “Dirty Money Business” con l’aggiunta del toasting di Daddy Freddy, fiati, effetti del mixing desk, percussioni e una chitarra che strizza l’occhio al flamenco, mentre “Rock to Sleep” si estende in “Sleepy’s Night Cap” con l’ausilio di ulteriori archi e una sapiente melodica – che sembra uscire da una colonna sonora di Nino Rota – che si combina con una chitarra ammiccante per formare un insieme di grande bellezza, quella stessa bellezza che “More Bassy” aggiunge a “Mr Bassie” con una linea di basso che suona come se salisse da sotto le assi del pavimento, e “Hell and Back” riesce nel difficile compito di migliorare la già grande “This Must Be Hell”.

Oltre a ciò c’è l’armonica western in “Dub Guidance”, la version di “My Guiding Star”, l’upgrade di “Watch over Them” a “Away with the Gun and Knife”, l’eccellente versione di “Safe from Harm” dei Massive Attack, trasformata nella micidiale “Midnight Scorcher”, e la ricostruzione di “Ain’t No Love in the Heart of the City” di Bobby Bland.

I due dischi devono essere accoppiati, uno è il complemento dell’altro, proprio come Garvey’s Ghost lo era di Marcus Garvey di Burning Spear. Midnight Scorchers è Adrian Sherwood in versione sound system al lavoro sulle sessioni originali: ci sono pezzi nuovi, ci sono rielaborazioni radicali in puro stile dancehall con interventi degli MC Daddy Freddy e Lone Ranger, ci sono versioni strumentali nel classico stile dub del reggae. Insomma c’è tutto e tutto è perfetto: per questo Midnight Rocker e Midnight Scorchers sono gli album reggae – e non solo, aggiungo io – dell’anno.

«Sono davvero felice del risultato di “Scorchers”; secondo me, è il perfetto accompagnatore di “Midnight Rocker”. Non è solo un album di dub: i nuovi mix e i nuovi pezzi lo rendono in grado di affrontare l’arena dei sound system» - Adrian Sherwood

P.S. In questi giorni On-U Sound ha reso pubblici tre brevi video che raccontano il making of di Midnight Rocker: ovviamente la visione è consigliata.

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

pop

Quale St. Vincent?

All Born Screaming è il “brutale” settimo album di Annie Clark, una nuova incarnazione di St. Vincent

Alberto Campo
pop

Il pop “emotivo” di Claire Rousay

sentiment è il nuovo album dell’artista transgender canadese

Alberto Campo
pop

Akoma, il cuore pulsante di Jlin

Il nuovo lavoro della produttrice afroamericana Jlin, con comparsate di Björk, Philip Glass e Kronos Quartet

Alberto Campo