Datemi un martello: l'esordio di Yaeji

With a Hammer è il primo album di Yaeji, artista newyorkese di origine coreana, che raggiunge la catarsi attraverso la distruzione

Yaeji
Disco
pop
Yaeji
With a Hammer
XL
2023

Newyorkese di origine coreana, la 29enne Kathy Yaeji Lee si presenta all’appuntamento con l’album d’esordio dopo essere diventata DJ per hobby e aver cominciato poi a creare musica per mezzo di Ableton, affermandosi nel sottobosco del clubbing grazie a una dozzina di singoli (tra cui “Raingurl” del 2017, efficace tormentone in stile Daft Punk) e al mixtape datato 2020 What We Drew, oltre ai remix per le dive pop Dua Lipa e Charli XCX.

A definirne il senso – nell’intestazione e nell’iconografia – è il martello, utensile da demolizione nell’esperienza delle “rage rooms”: «Stanze attrezzate dove si può distruggere tutto quello che vi viene messo a disposizione», svela la presentazione di una struttura torinese, fra quante in Italia hanno importato il modello brevettato in Giappone una quindicina di anni fa.

Per farsene un’idea, vale il video associato a un brano dei 13 inclusi, “For Granted”, deliziosamente accattivante a dispetto del soggetto, non fosse per l’inopinato imbizzarrimento drum’n’bass che lo scuote verso la fine.

Yaeji cerca dunque la catarsi attraverso lo sfacelo: “Sono qui con il martello e lo demolirò”, dice con voce innocente in “Michin”, la traccia più prossima alle sue produzioni precedenti, animata com’è da una vibrazione technoide.

Altrettanto esplicito è il pezzo che dà titolo alla raccolta: “Ero così scazzata che pensavo di non riuscire a trattenermi, così incazzata che il mio pugno stava per colpire per primo”. In seguito espande però empaticamente la propria furia da supereroina bellicosa: “Passami ciò che ti angoscia, lo distruggerò per te”, intona nella segnante atmosfera da madrigale avveniristico di “Thing to Smash”, sorretta dalla complice londinese Loraine James.

Ad alimentare il serbatoio del risentimento erano stati gli episodi di bullismo subiti durante la fanciullezza e l’adolescenza, provocati dal suo essere «troppo americana in Corea e troppo coreana in America». Per dare la stura a quel vaso di Pandora c’è voluto l’isolamento forzato del Covid, trascorso guardando compulsivamente anime tipo Sailor Moon e praticando il reiki.

Ecco per quale ragione With a Hammer è zeppo di elementi autobiografici, dai contenuti del libriccino allegato (disegni ad acquerello, fumetti, foto di abiti e pagine scansionate del diario) ai testi delle canzoni, come nelle domande retoriche che punteggiano la dissonante filastrocca rap di “Fever”: “Perché siamo quelli che scappano sempre? Perché siamo quelli che devono sempre scusarsi? Perché siamo quelli che devono rimpicciolirsi?”.

Oppure, nella successiva “Passed Me By”: “Ricordi la tua infanzia? Che aspetto avevi? Che pensieri portavi con te? Sai che quella persona è ancora dentro di te, in attesa che tu te ne accorga?”, recita con tono da Lolita su cadenza hip hop alternando in maniera disinvolta inglese e coreano.

L’intelaiatura sonora del disco è stata confezionata rielaborando strumenti campionati dal vivo (ad esempio il sassofono che apre la parentesi confidenziale di “I’ll Remember for Me, I’ll Remember for You”), suonando una vecchia Fender Stratocaster e incanalando i vari ingredienti nel frullatore digitale.

Tutto ciò ha finito per distanziarla da quanto prodotto in passato («Sto esplorando una strana scrittura alla periferia della dance music», ha spiegato intervistata da “Pitchfork”), originando un lavoro ingegnoso ed emotivamente denso.

Nell’iniziale “Submerge FM”, rivolgendosi alla “generazione futura”, si chiede: “Perché siamo devoti alla realtà e ci dimentichiamo di sognare?”. E in “Happy” esprime addirittura un’esortazione pacificatrice: “Innamorati di te stesso e di chi hai accanto”. “Non è una forma d’amore domandarti come vuoi essere?”, sostiene quindi nella squisita tiritera pop di “Done (Let’s Get It)”, dove risalta il nocciolo filosofico dell’opera: “Facciamolo a pezzi e ricostruiamolo dalle nostre fondamenta”.

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