TFF1 | L'occhio sulla musica

Ne Change Rien del portoghese Pedro Costa presentato al Torino Film Festival

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Presentato alla Quinzaine des Réalisateurs a Cannes 2009 Ne Change Rien, del regista portoghese Pedro Costa, arriva anche al TFF nella sezione "Onde". Costa si è reso noto negli anni passati per i suoi lavori girati negli slum di Lisbona, alla ricerca di una bellezza marginale, della disperazione. Il suo occhio è un occhio sui generis, fotografico più che cinematografico, severo e contemplativo, con la pazienza del fotografo di paesaggi più che del documentarista. Qui si applica alla bella Jeanne Balibar, attrice francese passata alla carriera di cantante e amica del regista. Costa la segue - anzi: la osserva - mentre registra con il musicista e autore Rodolphe Burger, mentre rifinisce con lui le canzoni, mentre si esibisce, mentre prova per il ruolo di La Périchole nell'omonima operetta di Offenbach (in un lunghissimo close up che è tra le cose migliori del film). Il regista rinuncia del tutto ai movimenti di camera, costruendo maniacalmente l'inquadratura in un bianco e nero "classico", austero e totale: una fonte di luce o poco più, volti illuminati a metà, close up. Una sensibilità che del documentarismo possiede solo la capacità di essere "laterale" in senso programmatico, focalizzandosi non tanto sul centro dell'azione quanto sul soggetto implicato. E il soggetto è, naturalmente, la musica, unico vero elemento mobile, che del film costituisce la sintassi e costruisce i raccordi tra i quadri. La Balibar è interprete raffinata (quasi una versione chanson dello stile di Cat Power), e l'alto tasso suggestivo della sua musica si sposa perfettamente con le scelte del regista. "Variety" ha scritto che "la concezione statica impedirebbe allo spettatore di entrare nello spazio del performer". Anche se così fosse, non è detto che sia un limite: il valore del film non si limita alla pur fredda bellezza dei tableau costruiti da Costa. Vive in quanto discorso sulla musica, nei dialoghi tra musicisti, nei loro modi di "spiegare" il suono, toccando i suoi vertici empatici nel ritrarre quel silenzio degli studi di registrazione, magico e autunnale come una musica che arriva dalla stanza accanto.

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