L’immaginazione al potere

Il folgorante disco d’esordio di due ragazzine terribili: Let’s Eat Grandma

Articolo
pop

Let’s Eat Grandma
I, Gemini
Transgressive

Descrive che aria tiri il nome che si sono date: “Mangiamo nonna”. Nipotine crudeli, come in una favola gotica. E a questo proposito, hanno una canzone che rievoca la figura di Raperonzolo: “Il mio gatto è morto, mio padre mi picchia, sono scappata, ho davvero fame”. Conclusione: “Non mi sto divertendo in questa fiaba”. Benvenuti nel mondo fantastico e surreale di Jenny Hollingworth e Rosa Walton, inglesine di Norwich: rispettivamente 17 e 16 anni.

Amiche dall’infanzia e – lascia intendere il titolo dell’album con cui debuttano – anime “gemelle”, fanno musica insieme dal 2012. E che musica! Suonano strumenti della più varia specie – fiati, pianoforte, sintetizzatore, violoncello, chitarra, batteria, harmonium – e architettano brani dalla struttura complessa, al tempo stesso enigmatici e naïf, parlando – per restare all’alimentazione – di funghi shiitake e torte fangose al cioccolato. L’effetto è conturbante, riassunto nel contrasto comunicativo fra l’aspetto da giovani bellezze preraffaelite e il senso di costante inquietudine che ne pervade l’immaginazione creativa (basti ascoltare “Sleep Song”, dove il sonnambulismo si tramuta in incubo a occhi aperti).



Sul piano espressivo potremmo evidenziare analogie con la primissima Kate Bush (l’ambizione orchestrale degli arrangiamenti), Joanna Newsom (il canto fragile e quasi stridulo) o le CocoRosie (l’ingenuità ostentata nella scrittura), ma faremmo torto alla sostanziale originalità della cifra stilistica del duo, simboleggiata dagli episodi migliori della raccolta: l’iniziale “Deep Six Textbook”, distillato di spleen adolescenziale in salsa Twin Peaks, o la seconda parte di “Welcome to the Treehouse”, sospesa fra trance percussiva e lirismo siderale. Lo spettro sonoro di I, Gemini è amplissimo, abbracciando tanto il pop elettronico di nuova generazione (“Eat Shiitake Mushrooms” contiene persino un buffo inserto rap) quanto il folk arcaico (“Uke 6 Textbook”, all’epilogo, consiste di voci, ukulele e glockenspiel). Un disco sbalorditivo, per più di una ragione.

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