La Vida es Sueño, seconda parte

Dall’11 giugno a Parma la nuova produzione di Lenz Fondazione per Natura Dèi Teatri, con le musiche di Claudio Rocchetti

La Vida es sueno - Rocchetti - Lenz - Parma
Articolo
oltre

Natura Dèi Teatri, Festival Internazionale di Performing Arts curato da Lenz Fondazione e giunto alla sua ventiquattresima edizione, si apre l'11 giugno con il debutto dell’auto sacramental allegorico La Vida es Sueño, seconda parte del progetto triennale Il Passato Imminente ideato da Maria Federica Maestri e Francesco Pititto dedicato a Calderón de la Barca.

A Parma Lenz rilegge Il Grande Teatro del Mondo di Calderón de la Barca per Natura Dèi Teatri

Lo spettacolo andrà in scena a Parma tutti i giorni fino al 22 giugno (con una pausa nei giorni 16 e 17) in un'installazione site-specific ospitata nell'Ala Nord della Galleria Nazionale nel Complesso Monumentale della Pilotta. Quindici performer di età compresa tra gli otto e gli ottant'anni daranno quindi corpo alla riscrittura scenica delle visioni di Lenz ispirate al drammaturgo spagnolo, un’originale installazione performativa che trova un ingrediente rilevante anche nel dato musicale, e sonoro in generale, curato da Claudio Rocchetti.

Musicista sperimentale, Rocchetti svolge da anni un lavoro di ricerca sul suono con strumenti analogici ed elettronici, basato sulla manipolazione dal vivo di hardware, giradischi, vari oggetti e fonti registrate. Gli abbiamo posto alcune domande in occasione di questa esperienza con Lenz.

Parliamo un po’ di te: musicista sperimentale, manipolatore di suoni elettronici e altro… Come si sviluppa il tuo interesse per questa visione musicale e qual è stato il tuo percorso artistico?

«Come per molti della mia generazione [Rocchetti è nato nel 1978] ho iniziato suonando in varie formazioni underground (basso e chitarra), a partire dai tredici anni e fino a vent’anni. Poi ho smesso completamente di suonare per un bel po’ di tempo, continuando a organizzare concerti e altre iniziative, ma senza prendere in mano nessuno strumento. Più o meno a venticinque anni ho scoperto la musica elettronica, a Bologna, ed espandendo la tecnica al giradischi ho finito col riappropriarmi degli strumenti con cui avevo iniziato. Tutto è stato fluido e senza nessun tipo di progetto: come ora, scopro un genere, una tecnica, e la inglobo alla mia esperienza, ma senza traumi o scelte radicali, viene tutto assimilato e sedimentato col tempo. In questo senso si muovono anche le mie collaborazioni e i vari progetti. È un fluire da un musicista all’altro, da una sonorità all’altra, dove il precedente è necessario al futuro, e dove l’ultimo mette in nuova luce il primo».

La Vida es sueno - Rocchetti - Lenz - Parma

Veniamo a La Vida es Sueño. Com’è nato l’incontro con Maria Federica Maestri e Francesco Pititto?

«Ci siamo conosciuti grazie ad Andrea Azzali, amico comune e storico collaboratore di Lenz. C'è stato un primo invito al Festival Natura Dèi Teatri nel 2016, in seguito dopo esserci accorti di condividere molto, sia nell'approccio alla materia che nei processi creativi, sono stato invitato a collaborare ad un primo lavoro insieme, Questa Debole Forza. Posso dire che è stata un'esperienza molto impattante per me, quando ho ricevuto un secondo invito a collaborare, questa volta ad un progetto dal respiro lungo, ne sono rimasto entusiasta. La Vida es Sueño è un passo importante in questo discorso instaurato con Maestri e Pititto con tutta una nuova serie di sfide e possibilità».

Quali sono le caratteristiche di fondo dell’ingrediente musicale e sonoro che hai ideato per questo “auto sacramental allegorico”? Come hai coniugato la poetica del lavoro di Maestri e Pititto con uno spazio così connotato – e forse anche acusticamente articolato – come l’Ala Nord della Galleria Nazionale?

«Rispetto a Il Grande Teatro Del Mondo, lo step calderoniano dello scorso anno, le problematiche appaiono ridotte. Lo spazio è uno solo mentre lo scorso anno ci si muoveva all'interno di tre situazioni spaziali/materiche molto differenti. Manca l'interplay tra strumenti di natura differente – mentre in precedenza ho lavorato tra clavicembali, voce ed elettronica. In questo La Vida es Sueño il focus è interamente sul testo e i movimenti vettoriali all'interno di quella che è comunque una sala museale molto particolare. Lo spazio è diviso da interventi architettonici provenienti da epoche e stili completamente differenti che grazie a una sorta di piccolo miracolo rimangono armonici. La sfida è creare un ambiente sonoro che tenga conto di tutto questo ma che al tempo stesso sia in relazione al testo. Ho scelto di creare delle imitazioni compositive avant degli anni Settanta (vedi i tubi innocenti dell'architetto Canali), usare la chitarra (Calderon e il barocco) il tutto con un approccio narrativo/concreto (la quadreria presente in sala e la spazializzazione prodotta dagli attori in scena). Ovviamente tutto questo si piega e comunica poi direttamente con la drammaturgia di Pititto».

La Vida es sueno - Rocchetti - Lenz - Parma

 

Se hai letto questo articolo, ti potrebbero interessare anche

oltre

Il festival torinese arriva alla settima edizione in grande stile: intervista al direttore artistico, Alessandro Gambo

oltre

Il tour italiano di Alabaster DePlume, fino al 10 marzo: la nostra intervista

oltre

Il meglio di Seeyousound – International Music Film Festival, dal 23 febbraio al 3 marzo 2024 a Torino