Incontri mediterranei
Il nuovo progetto di Ettore Castagna, i Tenores di Orosei con Zoe Pia e Nawawi Sepharad raccontano la vivacità della scena italiana
14 ottobre 2025 • 3 minuti di lettura
Tre uscite, tre nuovi cd – ebbene sì, resiste, il vituperato supporto – a conferma che le musiche che stabiliscono connessioni (tra tempi, luoghi, costumi di vita, pratiche culturali diverse), transitano per il presente con passo sicuro. Anche dalle nostre parti, dove la qualità delle proposte sembra diventata inversamente proporzionale ai risicati spazi di diffusione che vengono loro concessi dai media. Cominciamo da un musicista, scrittore e intellettuale che è comparso diverse volte su questa testata, Ettore Castagna.
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Antropologo e ricercatore, da mezzo secolo instancabile animatore di gruppi e progetti che, ogni volta da un’angolatura diversa, vanno a fare i conti con il viluppo di realtà musicali sottese alla sua Calabria, e oltre.
Il progetto nuovo, Senduki, ora concretizzatosi in un disco, Stranìa (Alfa Music) è per molti versi una viva ricapitolazione di quanto Castagna ha fatto, con la musica, sia che tra le braccia tenesse una chitarra elettrica, sia che ronzassero aspre le corde della sua lira calabra, strumento che non poco ha contribuito a far rinascere e valorizzare, appoggiandoci spesso sopra volute vocali.
Perché ricapitolazione? Perché l'unire elettricità e suono acustico, echi di dub e battute in levare, programmazione e melodie che affondano le radici in qualcosa che si cantava e suonava molte, molte centinaia di anni fa e parecchio altro ancora è quanto aveva già concepito, in epitome e con una straordinaria preveggenza sul futuro il primo gruppo di Ettore Castagna, Re Niliu. Ora Castagna, che maneggia chitarre acustiche, anche battenti e elettriche, lira, flauto armonico, percussioni, scacciapensieri ha accanto Elisa Surace, Carmine Torchia, Peppe Costa, Mimmo Morello: loro portano in dote invece percussioni, cornamusa “a paro”, organetto, launeddas, daouli, basso elettrico. Si chiude un cerchio, ne parte un altro.
Discorso che per molti versi si potrebbe riferire anche ai gloriosi Tenores di Orosei Antoni Milia, quello dei cerchi che si aprono e si chiudono lasciando intuire futuro: e stavolta catalizzatrice è stata la fantastica clarinettista Zoe Pia, gran rivelazione del nuovo jazz di confine che arriva dalla Sardegna. Nel 1999 uscì un grande disco in cui gli Orosei si confrontavano con Ernst Reijseger, violoncellista estremo e impavido dall'Olanda, poi sono arrivati molti altri dialoghi in musica, di recente ad esempio con Mauro Palmas con mandola e liuto cantabile e Giacomo Vardeu all’organetto.
In Indindara (Losen Records) Zoe Pia oltre al clarinetto usa launeddas, elettronica, percussioni, creando una serie di sognanti, ipnotici paesaggi sonori, oltre a interventi di grande intelligenza sonora, anche acuminati, sul possente nodo vocale, in cui la splendida tenuta dei Tenores fa da perno a un totale viaggio visionario.
La Reina è invece il titolo del disco del progetto Nawawi Sepharad voluto dalla vocalist, compositrice ed arrangiatrice Tiziana Nauaui, uscito per Filibusta. sempre in bilico tra mondi musical diversi, note classiche comprese. La Reina è un ovvio riferimento a Isabella di Castiglia, protagonista della tragica, feroce cacciata di ebrei, arabi e zingari dalla Spagna nell'anno in cui Colombo credeva di aver scoperto le Indie nelle Americhe.
Qui si cerca, e si trova, un dialogo serrato tra un organico essenzialmente jazz (con il piano di Manuela Pasqui, il contrabbasso di Gigi Lamberti, la batteria di Marco Landriano a sostenere la voce esperta di Nauaui) e le note incantanti della musica sefardita medievale e rinascimentale, dispersa con la violenza, riattecchita in mille punti del Mediterraneo.
Grande lavoro armonico per riuscire a far dialogare due civiltà musicali diverse, ma esiti davvero brillanti.