Il Sacro e il sassofono

A colloquio con Dimitri Grechi Espinoza sul suo ultimo lavoro in solo Angel's Blows, registrato nel Battistero di Pisa

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Con Angel's Blows (ponderosa music & art) il sassofonista e compositore Dimitri Grechi Espinoza traccia un segno forte sulla propria storia artistica e creativa. Storia originale e rigorosa, in cui (soprattutto con l'ensemble Dinamitri Jazz Folklore, fondato nel 1998) ha percorso ed esplorato a ritroso un'affascinante strada di avvicinamento alla tradizione, alle origini, attraverso l'Africa e l'approfondimento delle culture orientali. Angel's Blows per sax solo non è solo un gioiello sonoro - registrato nel Battistero di S. Giovanni di Pisa con tutte le sue fascinose implicazioni acustico-sonore di echi e riverberi - ma è documento di rara ispirazione spirituale che rifugge artifici, virtuosismi, così come lo spettacolo.
Allontana da sé anche tentazioni di classificazione estetico-stilistica lasciandosi andare a pura, libera ricerca sonora, tensione verso l'assoluto in un flusso sonoro capace di accostarsi all'idea stessa di trascendenza. Un cammino meditativo verso il quale, in qualunque modo ci poniamo rispetto alle problematiche del sacro e dello spirituale, non possiamo rimanere indifferenti. Ne approfondiamo alcuni aspetti con il musicista.

Se, come scrivi nelle note, Angel's Blows è il risultato di anni di ricerche sul rapporto tra suono / spazio-sonoro e il suo significato spirituale, ti chiedo se la tua vocazione alla trascendenza, alla sacralità, è un'attitudine laica o ha radici religiose.
«Sono nato "laico" e sono divenuto "religioso" verso i trent'anni. Ho consapevolmente scelto di entrare prima nel cristianesimo e, l'anno passato, nell'Islam attraverso il "sufismo", che però attualmente non sto praticando. Posso aggiungere che ho avuto, da saxofonista, in John Coltrane un grande esempio di fede in un Principio Unico e ho preso seriamente il suo incitamento scritto nella preghiera di "A Love Supreme", dedicando la mia ricerca nell'arte al fine di trovare Dio».

L'allontanamento dai valori occidentali e l'apertura all'Oriente come il percorso tutto interno alla musica afroamericana con il quale ricerchi l'origine della musica, dell'uomo, quali nuovi scenari d'indagine ti hanno aperto?
«Mi sono allontanato dai valori occidentali "moderni" e "Orientato" verso quelle culture che sanno ancora rispondere in maniera esaustiva alle domande che mi ponevo riguardo alla funzione dell'arte musicale. In Africa ho trovato conoscenze di ordine cosmologico sopravvissute allo scempio del colonialismo che mi hanno permesso di comprendere tutto quello che manca all'arte occidentale moderna per soddisfare allo stesso tempo esigenze spirituali e pratiche dell'uomo».

Come hai condiviso le tue preghiere sonore con l'architettura sonora del Battistero di S. Giovanni? Quali problematiche acustiche hai dovuto affrontare?
«Con il lavoro che ho svolto negli anni passati sul rapporto fra suono e struttura-sonora ho sviluppato la capacità di ascoltare come "suona" un luogo. Il Battistero di S. Giovanni di Pisa è un un'architettura perfetta, come in generale lo sono le chiese medioevali, in quanto concepito su base cosmologica. Infatti, se si conosce come, è possibile utilizzarla per entrare in relazione diretta con il "Sacro"».

Oreb | Dimitri Grechi Espinoza | Angel's Blow from il giornale della musica on Vimeo.



Come sei arrivato alla forma compositiva delle otto tracce? Hai previsto parti improvvisate?
«Esse sono il frutto di questi anni di studio e al loro adattamento alla speciale acustica del Battistero. Ogni traccia è una meditazione sonora su un aspetto/nome divino con un tema/modo specifico e con variazioni su di esso; le variazioni sono "improvvisate"».

L'emozione che procura l'ascolto di Angel's Blows non è solo dovuta alla tua capacità di trasmetterla e alle caratteristiche uniche dello spazio sonoro nel quale ti muovi, considero molto importante il ruolo dei silenzi. Arvo Pärt ha scritto: "il silenzio è sempre più perfetto della musica. Bisogna solo imparare ad ascoltarlo". Cosa rappresenta per te il mistero del silenzio?.
«Nelle cosmologie sacre di ogni cultura che ho studiato, il silenzio come assenza di suono è un simbolo (dato che l'uomo non può mai sperimentarlo fisicamente), della assoluta trascendenza del "Principio Unico" rispetto a tutto ciò che i nostri sensi e la nostra ragione possono cogliere. Nello stesso tempo esso rappresenta lo "stato interiore" più profondo di ogni essere ma imparare ad "ascoltarlo" non è per niente facile in quanto è "inudibile". Il mistero del "silenzio" è ben nascosto eppure così vicino; vicino più della nostra stessa vena giugulare».

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