Gaza, Giamaica: armi, droga e musica

L'epopea di Vybz Kartel, dalla prigione fino al nuovo album To Tanesha, che riscrive i codici del reggae dancehall attuale

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Vybz Kartel
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Portmore, cittadina a pochi chilometri da Kingston, ha al suo interno una comunità chiamata Waterford – ma tutti la conoscono come Gaza, quartier generale del Portmore Empire, alleanza di artisti dancehall come Black Ryno, Gaza Slim, Jah Vinci, Tommy Lee Sparta, Aidonia, Sheba, Shawn Storm, Alkaline e Popcaan, comandata dal “Worl’ Boss” Vybz Kartel. Musica ma anche traffico di stupefacenti e armi, che hanno contribuito a creare una storia costellata di sparatorie, uccisioni e galera.

Fino a qualche anno fa Waterford era chiamata Borderline oppure Boston, ma poi l’attore comico Keith “Shebada” Ramsay, sospettato di essere gay – la società giamaicana è terribilmente omofoba –, durante la sit-com Bashment Granny, alla domanda riguardante la sua identità di genere rispose con «Mi deh pon di Borda line». Apriti cielo, Borderline non poteva assolutamente essere identificata con i gay e allora alcuni ragazzi la rinominarono Gaza, il nome piacque e rimase.

Come documentato dal quotidiano statunitense The New York Times, in Giamaica, paese con appena tre milioni di abitanti, si contano circa 45.000 armi registrate. Ma, a fronte di un numero che possiamo definire “proporzionato”, il problema riguarda quelle illegali e non tracciate, noleggiate per rapine e regolamenti di conti.

La gang di Gaza all’inizio era formata da ragazzini in cerca di passatempi, poi la povertà unita alla disperazione l’hanno trasformata in una vera e propria gang criminale. È in questo ambiente che Adidja Palmer, conosciuto come Vybz Kartel, Gaza Man e Addi Da Teacha, crea la sua comunità musicale e in breve tempo, soprattutto dopo l’epico clash con Ninjaman trasformatosi in scontro fisico avvenuto durante lo “Sting” del 2003, festival annuale che si tiene a Portmore, e i successivi dissing con Mavado, Aidonia, Bounty Killer e Beenie Man, diventa il re della dancehall a colpi di ritmi frenetici su cui srotola testi che alternano la denuncia delle pessime condizioni sociali in cui è costretta a vivere la gente di Portmore con il machismo più bieco e descrizioni di atti sessuali che nulla lasciano all’immaginazione.

I singoli e gli album (una dozzina, ma coi giamaicani non si è mai sicuri) si succedono, alcune canzoni entrano di diritto nella storia della dancehall, e mi riferisco soprattutto a “Clarks” con Gaza Slim e Popcaan, brano dedicato ai desert boot, status symbol nelle dancehall giamaicane, a “Soap Cake”, uno speciale sapone per sbiancare la pelle, “You & Him Deh” con Sheba, “Jeans & Fitted” con Russian e “Benz Punani”.

Tutto bene, dunque. E invece no, siamo pur sempre a Gaza, non dimentichiamolo. 2014, Vybz Kartel è condannato a 35 anni di carcere con l’accusa di aver ucciso Clive “Lizard” Williams, il cui corpo peraltro non è mai stato ritrovato. In carcere con lui per falsa testimonianza sono finiti anche Gaza Slim e Shawn Storm. Brutta botta per il Worl’ Boss, anche se fra poco si riaprirà il processo perché le prove acquisite tramite l’esame degli SMS trovati sul suo telefono potrebbero non essere valide.

“Portmore City, Kingston City, thugs in the street looking for food fi eat, ninety degrees heat, Jamaica still sweet, music grinding, pretty ladies whining (Oh Teacha look at me whining)” – Vybz Kartel, “Jamaica” (2011)

 

La permanenza in carcere non gli ha impedito comunque di continuare a registrare canzoni, anche se con cadenza ridotta. Il problema in Giamaica è che se non compari frequentemente negli showcase organizzati quasi ogni sera nei quartieri di Kingston Downtown  rischi di essere dimenticato. Nel frattempo nuovi nomi si sono affacciati alla ribalta: Dexta Daps, Alkaline e la new sensation Koffee, una ventenne di Spanish Town che lo scorso anno ha spopolato, non solo in Giamaica, con l’EP Rapture e che quest’anno parteciperà al Coachella, senza dimenticare Popcaan che, grazie agli album Where We Come from e Forever, è uscito dai confini nazionali per diventare una stella di prima grandezza in grado di fare un sold out lo scorso anno alla Wembley Arena di Londra, di collaborare con Jamie XX e di pubblicare a fine dicembre 2019 il mixtape Vanquish per l’etichetta Ovo, diretta da Drake e distribuita dalla Warner.

Ed ecco che la scorsa settimana Vybz Kartel fa uscire dal carcere di Spanish Town dove è recluso il suo nuovo album To Tanesha, dieci canzoni che ci portano attraverso gli alti e bassi della sua relazione quasi ventennale con Tanesha Johnson, conosciuta come Shorty, la donna che gli ha dato due figli.

To Tanesha Vybz Kartel

Relazione burrascosa la loro, fatta di rotture e di riavvicinamenti, che sembra essere arrivata definitivamente al capolinea nel 2018, come confermato da Sykka Rymes, braccio destro di Adidja, addirittura coinvolto in “Delusional”, ritratto degli effetti causati dal cambio di atteggiamento da parte di Tanesha e compreso nella raccolta.

Altre canzoni come “More than You Receive”, con Jesse Royal, e “Neva was da one” documentano il tradimento e il dolore causato dalla rottura.

“Voglio solo essere felice nella mia vita, voglio solo avere qualcuno che mi ami, adesso sembri così felice perché hai trovato qualcun altro e questo mi uccide (…) non sei mai stata quella giusta” – "Neva was da one"

Dieci canzoni, dicevamo, con testi carichi di emozione e sviluppati su beat insaporiti dal r’n’b e dall’hip hop, e a cui partecipano Jodi Couture, Jada Kingdom Slimatic e i due figli di Kartel, Adidja (Likkle Addi) e Akheel (Likkle Vybz).

“A dire la verità ho composto nove delle dieci canzoni su ritmi dancehall e le ho spostate su ritmi hip hop grazie a Jay Crazie, the Genius. Solo una è già nata su base hip hop”.

To Tanesha mette in mostra il lato più delicato, personale e introspettivo di Vybz Kartel e lascia sperare in una nuova direzione, non più schiava dei ritmi elettronici “usa e getta” di gran parte della dancehall attuale. Per il momento gustiamoci questo lavoro, una sorpresa davvero inaspettata.

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