DeciBel - 21 gennaio 2019

Primo appuntamento con la playlist Spotify di Daniele Bergesio: rock, world, rarità e molto altro

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Ecco DeciBel: una decina di dischi consigliati da Daniele Bergesio, ogni quindici giorni. Senza generi, senza tempo, senza limiti. La puntata del 21 gennaio 2019.

Mentre corro contro gli -anta, raccolgo un po' di nostalgie private.

Una da ascoltatore riguarda la fruizione della musica. No, non vi romperò le scatole anche io con le viscide elegie del vinile – ed è strano che nessuno parli del profumo dei dischi come si abusa fare per la dicotomia libri-ebook. Questo è comunque un discorso sciocco, forse, ma mi ci sono affezionato persino.

Parliamo di un fenomeno che nella storia della musica occupa un tempo che definire risibile è riduttivo, qualche decina d'anni rispetto ai secoli, e forse mi ero semplicemente abituato bene. Non è nemmeno una questione recente, anzi: occupa almeno l'ultimo decennio. Però.

Quanti di voi, come me, patisce la caduta del dio album impiccato alle logiche del singolo? Alla larga i trionfalismi rancidi su Sgt. Pepper's o The Wall, eh, non parlo di opere rock o di concept album. Parlo di quando un LP si stringeva in poco più di mezz'ora, tre quarti d'ora, arriviamo a un'oretta con i cd, quando tutto quel che conteneva era come il famoso maiale di cui non si buttava via niente, ogni pezzo aveva il suo senso e all'ascolto ti facevi la migliore e più completa idea del musicista che ci si era dedicato. Niente riempitivi per arrivare a diciotto canzoni, tutto arrosto con il suo sugo ben dosato. Lo so, lo so: lo scrivo e mi sento antico. Il fatto è che questa nostalgia canaglia viene ricacciata indietro da decine di lavori davvero notevoli su cui vado spesso a sbattere – e in questa DeciBel ce ne sono almeno tre monumentali. Ma come li trovo? Cercandoli. Cercando un sacco. Rovistando in tanta monnezza fino a trovare la perla. E la potenza di un album completo impeccabile, per me, vincerà sempre sulla radiofonicità di un singolo robusto su gambette fragili. Eppure niente, mi tocca cercare e cercare e cercare. Ma porca miseria, dannato bìsnes discografico!, disse lui sbattendo il pugno sulla cassa dell'impianto.

Niente, più che una nostalgia mi è diventato uno sfogo, abbiate pietà. Però se voleste darmi un parere, o semplicemente darmi del Nonno a cottimo, non me la prenderò. Anzi. Via al dibattito.

E ora, finalmente, la musica.

Caldo Caldo

J. Mamana - Nothing now in the West

Quest'uomo è un genio. Come si fa a descriverlo altrimenti? La voce qua e là è stonatina, d'accordo, ma è così dolce, e i dieci pezzi di questo esordio completi… Pitchfork lo descrive come un art-rock un po' barocco, e non saprei come descriverlo altrimenti nemmeno io: ogni canzone ha la delicatezza strumentale ed esecutiva di un bozzetto, ma una complessità di scrittura pazzesca e quasi chirurgica nel venire a pizzicarti le emozioni… mamma mia, che perla.

Songwriting canadese

Doug Paisley - Starter Home

Nelle foto non riesce troppo bene, questo signore di Ottawa dalla barba rossa e dalla chitarra vintage: ha lo sguardo disperso di chi si chiede cosa ci stia facendo lì, e "dove devo guardare?". Facciamo che suoni, e va bene così: una scrittura semplice, densa di America e ben arrangiata, è quel che basta per farne un ottimo compagno di viaggio. Fraseggi delicati, qualche tappeto con l'Hammond, tremolo a profusione e una voce calda su cui accomodarsi: verrebbe da sussurrare sottovoce "Leonard Cohen", che non esageriamo! Ok, ma siamo da quelle parti.

Amico di tutti

Leon Russell - Leon Russell and the Shelter People

Non c'è artista con cui Leon non abbia suonato nella sua sterminata carriera - soprattutto da pianista e organista, oltre che ovviamente da cantante. Nel '70 fu l'anima dei millemila musicisti che si portava sul palco quel Cane Pazzo di Joe Cocker, e "Delta Lady" è sua; si è divertito con George Harrison, con J.J.Cale (guardatevi qui sotto che concerto fantastico), con Dylan, con gli Stones, boh, praticamente con chiunque. Il secondo album a suo nome ha una verve southern, cori gospel e una gioia velata che stordisce.

Da riscoprire

Grant Lee Buffalo - Mighty Joe Moon

Era il 1993 quando il trio di Grant Lee Phillips sparse su un mercato ubriaco di grunge il proprio suono 'americana' trovando il successo con "Fuzzy". Ma il disco più a fuoco che abbiano mai scritto è questo, dell'anno successivo: trascinato da due ballatone indolenti e perfette come "Mockingbirds" e "Honey don't think", era una collezione di ottimi pezzi rock decisi e malinconici, una specie di John Lennon triste trapiantato nella provincia USA. Ci sono affezionato, potrebbe accadervi lo stesso.

Riscopriamoli in attesa

Faux Ferocious - Cloning the Rubicon

Se dovessi descriverli con un'etichetta, direi che questi quattro bruttoni di Nashville, a dispetto del luogo di provenienza, fanno una specie di kraut rock and roll. Ovviamente non esiste, l'ho inventato io, ma provate ad ascoltarli e ditemi se non sembrano anche voi i Neu! che hanno deciso improvvisamente di darsi al garage: due cose che c'entrano quanto Lemmy e l'hip hop, eppure loro riescono a farlo sembrare naturale. Il nuovo disco, il secondo, è in uscita; nel frattempo, ascoltiamoci l'esordio e freghiamoci le mani in attesa.

Voce di peso

Big Mama Thornton - Stronger than Dirt

Quando credi che per cantare il blues dovresti essere dell'Alabama, avere il padre predicatore e la mamma che canta in chiesa, ecco: hai fatto il ritratto di questo gigantesco donnino, che non solo aveva una voce poderosa, ma suonava anche armonica e batteria. "Hound dog" fu scritta per i suoi gioiosi e incazzatissimi 160 chili, ma la versione più celebre rimane di quello lì col ciuffo e il bacino furbo. Ci riprovò con "Ball and chain", scritta di suo pugno, ma il pubblico ricorda solo la versione di quell'altra hippie bianca: niente, il trionfo commerciale non era per lei. Stronger than Dirt è il suo album di maggior successo, e raggiunse la posizione #198 nella Billboard top 200. Ehm.

Electrofrancia

Le Peuple de l'Herbe - Next level 

Nati nel 1997 a Lione, sono un collettivo francese capitanato da DJ Pee (bel nome…), e il riferimento del nome è abbastanza chiaro. Fra trip hop e dub, affini ad Asian Dub Foundation, Massilia Sound System e a tutta quella scena, hanno solcato un ventennio con il loro suono fatto di loop e protesta politica. In Next level hanno accolto tra le fila il chitarrone grasso e grosso di Varou Jan, e infatti il suono è un po' più rock del passato: si poga alla grande, ecco.

Italiano vero

Nada - Luna in piena

Mentre il nuovo album È un momento difficile, tesoro è fresco d'uscita, vale la pena ripescare la produzione "recente" di una delle penne e delle voci più grandi – e sottovalutate – della canzone italiana. La title-track si classificò in bassa classifica al Sanremo sbaragliato da Cristicchi e la sua rosa matta, con quel cantato "deun deun deun" simil-chitarra urgente e meno buffo di quel che sembra a descriverlo. È un album appena più morbido del suo solito, scuro e pieno di arpeggi ammalianti. E i testi… "i guai sulla tavola/i piedi sulla sedia/i pugni contro il cielo/i vecchi sul terreno". Brividi.

L'altro finlandese

Joonas Kokkonen - Kokkonen: Complete Kokkonen Edition, vol. 1

Compositore finlandese del Novecento, non certo noto al grande pubblico come il suo compaesano Sibelius ma comunque parecchio rappresentato, ha dato il meglio di sé dopo aver abbandonato la dodecafonia per un ritorno alla tonalità variopinto e romantico. Questa incisione della Lahti Symphony Orchestra raccoglie alcune delle sue composizioni più emozionanti (i Symphonic Sketches sono splendidi) incise nel 1990; nell'ottobre del '96 Kokkonen ci lascerà travolto da depressione e alcol: non scriveva più nulla da anni.

World music

AA.VV. - Le Nil/The Nile (Le chant des fleuves/The song of the rivers)

Le regioni sul Nilo a cavallo tra Egitto e Sudan sono tra le più travolgenti del mondo musicalmente parlando. Campioni di Nubia come Ali Hassan Kuban e le sue orchestre, Mahmoud Ahmed e il suo suono danzante, l'oud parlante di Abdel Gadir Salim, insomma, ci sarebbe da scriverci un trattato: per fortuna l'etichetta francese Accords Croisés ci è venuta incontro con questa folta raccolta di 22 perle tra ieri e oggi, tradizione e innovazione, folk ed elettronica. Perdetevi pure ai confini del mondo, siete in buona compagnia.

Un po' appiccicosi di limo ed estasiati dall'ondeggiar di papiri: si conclude così il nuovo lunedì di DeciBel. So che non tutto può piacere, ma che ci volete fare: state pur leggendo qualcuno che non è andato a vedere Bohemian Rhapsody.

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