Che cos'è l'amapiano?

Alla scoperta della nuova musica delle township sudafricane, con intervista a Teno Afrika, uno dei suoi primi "esportatori"

Amapiano Teno Afrika
Teno Afrika
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L’artista nonché scrittore newyorkese Jace Clayton, conosciuto anche come DJ Rupture, ha coniato la definizione “World Music 2.0”, ovvero «ragazzi che creano i loro beat negli internet cafe o sui loro telefoni cellulari, condividendoli via Bluetooth, YouTube o Facebook». Bene, questa definizione calza perfettamente per l’amapiano, genere musicale che in pochi anni ha conquistato tutto il Sudafrica ed è pronto per espandersi in altri territori.

Che cos’è l’amapiano? Ho raggiunto telefonicamente Teno Afrika a Pretoria per farmelo spiegare, in concomitanza con l’uscita del suo album d’esordio Amapiano Selections, pubblicato dall’etichetta californiana Awesome Tapes from Africa.

Amapiano Teno Afrika

– Leggi anche: Confessioni di DJ Rupture

La scena musicale sudafricana comprende filoni unici di generi elettronici in grado non solo di catturare identità culturali locali ma di creare cambiamenti inattesi all’interno della cultura pop, a volte con impatti globali.

Derivati dall’inconfondibile schema percussivo della bacardi sound music (chiamata anche diBacardi), derivata a sua volta dalla Shangaan electro music, i sotto-generi come il gqom, l’isigubhu, il sijokojoko e l’amapiano riescono a rappresentare l’essenza del groove delle township grazie ai campionamenti delle potenti linee di basso del kwaito, dell’esuberanza della disco, dei sintetizzatori della deep house e degli organi e dei pianoforti delle chiese (ecco spiegata la presenza del suffisso piano nel nome di questo genere), grazie anche all’uso massiccio di software di produzione piratati.

A questo punto serve un esempio e allora propongo questo video di due esponenti dell’Amapiano in cui compare l’onnipresente Moonchild Sanelly, la "presidente dell’orgasmo femminile" di cui ho scritto recentemente su queste pagine.

Reso l’idea? Rafforziamola con un altro video da più di due milioni di visualizzazioni.

«Amapiano è punteggiata da parti della nostra cultura con cui possiamo identificarci – che siano kwaito o tamburi tradizionali – e il suo successo sta crescendo a dismisura perché l’autenticità è al centro del suo DNA» - Ngasiirwe Katushabe, musicista e YouTuber

«Ho iniziato a occuparmi di musica quattro o cinque anni fa, adesso ho ventun’anni, anche se le riviste erroneamente me ne attribuiscono diciannove», dice Lutendo Raduvha, conosciuto come Teno Afrika, in un inglese infarcito di slang nel corso di una video-chiamata Whatsapp piuttosto disturbata. «Questa musica è nata più o meno a metà dello scorso decennio nelle township di Pretoria e poi ne ha raggiunte altre, e ognuna ha apportato le sue variazioni». Ogni personaggio dà la sua versione e allora vale davvero la pena di guardare i ventisei minuti di SHAYA! Amapiano documentary, indispensabili per conoscere la genesi di questo fenomeno musicale, incredibile esempio di DIY culture, e alcuni dei suoi esponenti.

«Quando entra una canzone amapiano, la sua frequenza ti fa stare bene. La associ a momenti belli, a un bello stile di vita, ti fa dimenticare il tuo dolore. Una persona può arrivare da un contesto poverissimo ma quando si veste bene e va a una festa sembra che ce l’abbia fatta nella vita. E per quegli istanti nessuno dei suoi problemi ha importanza» – Thabang Moloto, produttore del documentario Shaya!

Ma torniamo a Teno Afrika e al suo album Amapiano Selections: se lo stile reso popolare da artisti quali Cassper Nyovest, gli Scorpion Kings, vale a dire DJ Maphorisa e Kabza de Small, o il già citato nel primo video Focalistic – soprannominato “Pitori Maradona” (il Maradona di Pretoria) per la sua abilità vocale sgusciante come un dribbling di D10S –, si sta gonfiando di produzioni dense e curate, Lutendo fa una scommessa diversa, quella cioè di ritornare a una produzione davvero minimalista, come quelle che i ragazzi si scambiavano all’inizio del movimento nelle township della ragione del Gauteng, su Whatsapp, sui social o sulle piattaforme di file sharing e che flirtavano con paesaggi sonori piuttosto aridi.

«L'amapiano è uno dei pochi generi sudafricani in cui i ragazzi sono prenotati per i DJ-set esclusivamente tramite datafile host mixes e social media» – Da Kruk, DJ della stazione radiofonica YFM di Johannesburg e produttore

L’album si snoda lungo otto brani con assenza totale di parti cantate, con l’unica eccezione del conclusivo “Chants of Africa”: «La ragione è che volevo che la gente sentisse i miei strumentali e il mio stile perché questo è il mio primo album» - e “Ambassadors”, il brano d’apertura, esemplifica quanto scritto prima: produzione scarna, essenziale, ritmica implacabile con ricami di synth, musica perfetta per i club delle township e non solo.

«Ho lavorato sei mesi su questo progetto. Un anno fa ho messo un paio di video su YouTube, qualcuno dell’etichetta Awesome Tapes from Africa li ha visti e mi ha contattato. Abbiamo trovato un accordo e ho cominciato a lavorare ai pezzi che poi sono entrati a far parte dell’album. Lo so, quest’etichetta è specializzata nelle riedizioni di rarità provenienti dall’Africa ma evidentemente ha deciso di iniziare a occuparsi di cosa sta succedendo di nuovo, musicalmente parlando, nel continente. Ci sono molti musicisti di talento in Sudafrica – parlo della scena che conosco meglio – e penso che presto anche loro avranno una chance. Tornando al mio disco, la mia intenzione era quella di presentare al mondo la musica che i giovani sudafricani ascoltano».

Il titolo dell’album in effetti rende bene l’idea del suo contenuto: “Storytellers”, “8 Ubers”, “Lerato La Bass” e “Trip to Vlakas” sono esempi di quella che a Pretoria è chiamata gong gong Amapiano, caratterizzata da un andamento off-tempo derivato dal diBacardi, mentre “Smooth Criminal”, con la sua melodia ariosa che contrasta col basso pesante in secondo piano, è definita da Teno Afrika Harvard Amapiano per l’approccio educato alla produzione.

Alla domanda di come sia entrato in possesso del suo disco, rispondo candidamente di averlo piratato da un sito specializzato in musica elettronica sudafricana e che quindi da me non riceve neanche un centesimo: per due minuti è l’inferno. Lutendo non la smette più di ridere e darsi pacche sulle cosce, si alza per riferire la mia risposta agli amici presenti in un’altra parte della stanza e il livello delle risate aumenta, con grida di approvazione.

«Qui per strada indossiamo la mascherina ma alla sera i club sono aperti, la gente vuole ballare e si sa, quando balli, le precauzioni vanno a farsi fottere. Non mi sono mai esibito fuori dal Sudafrica, mi piacerebbe viaggiare per far ascoltare la mia musica. I miei eroi musicali sono tutti produttori di amapiano ma ascolto molta deep house e electro house. Ho iniziato subito come produttore, faccio il DJ solo da due anni. Mi piace l’amapiano perché è un genere che cambia continuamente, non ti annoia mai. Per rispondere alla tua domanda, no, non mi piace Moonchild Sanelly. Sono giovane, ho molti nuovi progetti ma sfortunatamente il Covid li sta rallentando».

Teno Afrika appartiene alla generazione nata con internet, non conosce nessun altro tipo di promozione che non sia legato allo sfruttamento gratuito degli strumenti messigli a disposizione dalla rete, quegli strumenti che hanno permesso a un ragazzo di una township di Pretoria di farsi conoscere in Sudafrica prima e all’estero poi. Meno male, perché Amapiano Selections è davvero un gran bel disco, misurato ed elegante, una piacevole scoperta.

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