10 anni Senzaspine: 2013/2023

Tommaso Ussardi e Matteo Parmeggiani raccontano la stagione 2023

L'Orchestra senzaspine
L'Orchestra senzaspine
Articolo
classica

In occasione dei primi dieci anni di attività dell’Orchestra Senzaspine, tra le realtà musicali più giovani e dinamiche,abbiamo intervistato i direttori d’orchestra Tommaso Ussardi e Matteo Parmeggiani che insieme hanno anticipato i contenuti della Stagione lirico- sinfonica 2023.

 

Qual è il bilancio di questi dieci anni di attività?

«A partire dagli obietti prefissati nella primavera 2013, questi dieci anni hanno tracciato un percorso di profonda crescitaprofessionale, lavorativa e culturale allora inimmaginabile, anche dal punto di vista sociale. Sono state diverse le tappe chehanno segnato la nostra storia e siamo orgogliosi di essere arrivati a questo primo importante traguardo che confidiamo possarappresentare una base solida per un futuro ancora lungo».

 

L’anniversario coincide con la nuova Stagione: come si sviluppa il programma musicale?

«La Stagione 2023 presenta dieci appuntamenti suddivisi in tre grandi blocchi. Il primo si intitola Opera al centro e riguarda l’ambito in cui abbiamo registrato una crescita importante: l’opera lirica. Da un unico titolo, infatti, nel 2023passeremo a produrne ben quattro. Tre delle opere in cartellone si terranno al Teatro Duse di Bologna e vedranno una serie di collaborazioni importanti. La Bohème (1 e 2 aprile), che avvia la collaborazione con il Concorso Lirico Internazionale“Giancarlo Aliverta”, vedrà il debutto a Bologna e a Milano dell’opera di Puccini con le giovani voci selezionate. Il signor Bruschino di Rossini (5 e 6 giugno) rinforzerà la collaborazione che abbiamo avviato da alcuni anni come orchestra in residence all’Accademia Chigiana nel corso di direzione d’orchestra tenuto dal M° Daniele Gatti e Luciano Acocella. Sitratta di una produzione avviata a Siena la scorsa estate che porteremo anche a Bologna. Nella seconda metà di settembre terremo una versione molto particolare di Pagliacci di Leoncavallo (dal 22 settembre al 15 ottobre) che allestiremo per la prima volta all’interno di un tendone da circo. A inizio dicembre porteremo in scena infine Il trovatore che proseguirà il percorso della cosiddetta trilogia popolare di Verdi nel solco dell’accessibilità».

 

Cosa intendete per opera accessibile?

«Il nome Senzaspine è sinonimo di accessibilità. Cerchiamo di individuare quelle che sono le spine per eliminarle, rendendola musica il più possibile fruibile per tutti. Le spine a cui si fa riferimento sono impedimenti culturali che frenano la possibilità di affrontare un repertorio che, secondo retaggi e pregiudizi, può essere ancora classificato come noioso e non adatto ai giovani. Ci sono inoltre delle spine economiche, che riguardano la politica dei biglietti sempre attenta alle minoranze e alle possibilità di tutti. E infine la spina dell’accessibilità sensoriale, un ambito che stiamo cercando di scoprire sempre più in collaborazione con varie realtà come l’Ente Nazionale Sordi, la Fondazione Gualandi, l’Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza e l’Antoniano Onlus, affinché l’opera possa essere compresa da chi presenta delle disabilità. Nel tentativo di sviluppare ulteriormente questo ramo, gli abbiamo attribuito il titolo La musica non ha un senso allo scopo di indagare come un linguaggio unicamente sonoro può coinvolgere tutti i sensi, ma anche scoprirne i significati. Ci piacerebbe che questa formula potesse diventare un nuovo modello all’interno del quale poter far confluire la nostra proposta che mira all’accessibilità».

 

Oltre all’opera, c’è spazio anche per la sinfonica?

 

«Certamente, all’interno di Sinfonica A Colori che prevede tre concerti spettacolo in cui il suono andrà a fondersi con le immagini, le luci e i colori evocati dalla musica e dalla stessa rappresentazione. Verranno eseguiti due brani fondamentali per la storia dell’Orchestra Senzaspine come Shéhérazade, Suite sinfonica di Rimskij-Korsakov, e Quadri di un’esposizione di Musorgskij. Con Filmusic (6 e 7 febbraio) la grande musica classica sarà accostata alle colonne sonore più amate. Da sempre uno degli appuntamenti più attesi, quest’anno in occasione del decennale Filmusic accoglierà il meglio dei programmi proposti negli ultimi anni, che hanno sempre fatto registrare il tutto esaurito a teatro. A questo va aggiunto il nostro tradizionale concerto di fine anno, Bollicine (26, 27 dicembre).

 

All’interno di Concerti Animati proporremo inoltre tre spettacoli interamente illustrati, per adulti e piccini, con Il carnevaledegli Animali di Saint-Saens (13 e 14 febbraio), Il Piccolo Principe da Saint-Exupèry (7 e 8 marzo) e Pierino e il lupo diProkofiev (3 e 4 aprile)».

 

Come si sviluppa questo progetto sul territorio?

«Oltre al centro storico di Bologna stiamo cercando di creare una rete all’interno della città metropolitana che colleghi il Teatro Consorziale di Budrio, da poco riaperto dopo il restauro, e il Teatro Ebe Stignani di Imola, che finalmente riapre a distanza di trent’anni.

Abbiamo così il piacere di riportare l’opera nei luoghi in cui manca da molto tempo grazie a un importante percorso che Senzaspine si impegna a sviluppare, diffondendo il patrimonio culturale nel territorio a un pubblico più ampio ed eterogeneo possibile, avvicinando per la prima volta le persone all’opera o a un programma sinfonico. Riuscire a conquistare nuovo pubblico e far scattare in loro l’amore per la musica è per noi una vera e propria missione. Il fatto diportare Pagliacci sotto una tenda risponde proprio a questa esigenza: avvicinare persone che non sono mai state a teatro e nel farlo cerchiamo di decontestualizzare gli spazi all’interno dei quali proporre musica».

 

L’Orchestra continuerà a puntare sui giovani musicisti?

«Senzaspine è nata come un’orchestra capace di accogliere giovani professionisti. Conclusi gli studi presso i conservatori italiani e internazionali, cerchiamo di dare un senso al loro impegno, facendolo fiorire con professionalità in un percorso di crescita in termini di qualità e repertorio. Sono stati dieci anni pieni di esperienze modulate in più di 400 produzioni. Ciò che ci rende più orgogliosi risiede nella qualità dei musicisti con cui stiamo collaborando e che in qualche modo stiamo coltivando. Musicisti che iniziano con noi un percorso, o che giungono a noi dopo aver militato in importanti orchestre. Rispondiamo così al loro bisogno di professionalizzarsi accogliendoli in un’orchestra che gli consente di poter condurre la propria missione, sia culturale che lavorativa. In alcuni casi questi ragazzi decidono persino di trasferirsi a Bologna, compiendo una scelta radicalmente differente da quella inizialmente immaginata, mentre molti di loro vincono le audizioni nelle migliori orchestre d’Italia».

 

Una missione che immagino sia stata duramente messa alla prova dall’emergenza sanitaria degli ultimi due anni.

«È stato senz’altro un periodo buio dal quale siamo usciti insieme, merito anche del gruppo che è Senzaspine: una famiglia di musicisti che crede molto in tutti questi progetti. Anche negli anni di blocco delle attività culturali siamo rimasti molto uniti sfruttando ogni occasione per ritrovarsi e suonare insieme, anche se lontani dal pubblico. Per questo motivo abbiamo avviato una rassegna streaming molto seguita. Tutte queste forze ci hanno consentito di ripartire con l’esecuzione della Quinta Sinfonia di Shostakovich, riprendendo il discorso laddove la pandemia lo aveva interrotto».

 

Dunque Senzaspine è molto più che un’orchestra.

«È anche uno nuovo spazio, sorto da un vecchio mercato ortofrutticolo che abbiamo rigenerato e posto al centro di gran parte delle nostre attività: il Mercato Sonato nel quartiere San Donato (Bologna). È una scuola di musica che a oggi vanta oltre 350 iscritti. L’attività dell’Orchestra ha avuto inoltre una ricaduta sociale nel quartiere, riqualificandolo sotto diversi aspetti. Da questa scuola prende vita Senzaspine Junior, l’orchestra di bambini che ogni sabato si incontrano per crescere insieme».

 

 

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