Orlando e Angelica al café chantant

L’operetta di Hervé "I cavalieri della tavola rotonda" arriva a Venezia

Recensione
classica
Gran Teatro La Fenice Venezia
Hervé
07 Febbraio 2016
E finalmente arrivò anche la risata al Carnevale veneziano, quest’anno piuttosto sottotono. Complici gli scatenati francesi della compagnia Les Brigands che, dopo varie tappe in patria, portano anche sul palcoscenico veneziano del Malibran un vecchio lavoro di Hervé sotto gli auspici di Palazzetto Bru-Zane e del Teatro La Fenice, che danno una patina di spessore culturale a questo recupero. I dati biografici di Hervé, al secolo Louis-Auguste-Florimond Ronger, multiforme talento votato allo spettacolo leggero, si sovrappone praticamente a quella dell’altro nume dell’operetta, Jacques Offenbach, cui spesso e ingiustamente si attribuisce la paternità del genere laddove invece la nascita è da ascriversi al lavoro “Don Quichotte et Sancho Pança” di Hervé. Sia come sia, l’atmosfera che si respira nei “Chevaliers de la Table ronde” (debutto nel 1866 nei Bouffes Parisiens del post-Offenbach) non è molto diversa da quei Parnasi da salotto del Secondo Impero prediletti dal piccolo Mozart degli Champs-Elysées, salvo che qui si lasciano da parte l’Olimpo e ci si burla degli eroi delle saghe medioevali che anche qua han tutte le debolezze dei contemporanei. Nello specifico, protagonista è Orlando, che i sortilegi della maga Melusina hanno sottratto alla gloria militar e decisamente rammollito. Informato da un cialtronesco Merlino di un torneo cavalleresco che assegnerà al terzo classificato la mano di Angelica, Orlando si butta. In realtà il torneo è uno stratagemma del duca Rodomonte, ridotto alla bancarotta complice la fedifraga consorte duchessa Totoche, per liberarsi (almeno) della figlia Angelica. Bramosa di scoprire i piaceri proibiti, Angelica si concederebbe con entusiasmo a Orlando, se l’intervento di Melusina non glielo sottraesse e a lui si sostituisse con l’inganno il menestrello Medoro sull’altare e sul talamo. Fra equivoci e rivelazioni si arriva al gran finale con la conferma delle coppie così bislaccamente formate. Divertissement d’altri tempi fatto rivivere da Pierre-André Weitz, abituale “coreografo dello spazio” di Olivier Py e qui anche regista, con grande verve e con scene di gusto (e meccanica) all’antica tutte a in zebrato bianco e nero come i fantasiosi costumi che strizzavano l’occhio al varieté. Compagnia di comici eccellente sia sul piano attoriale che su quello vocale, doti fondamentali per la riuscita (Hervé non ha fatto sconti sulla complessità del canto). Tutti bravissimi ma le tre prime donne hanno una marcia in più: l’estrosa Ingrid Perruche (Totoche), la capricciosa Lara Neumann (Angelica) e la fascinosa Chantal Santon Jeffery (Melusina). In buca Christophe Grapperon dirige con il giusto brio la manciata di musicisti del gruppo in un’atmosfera da café chantant. Grande divertimento in sala, molti applausi.

Note: Produzione del Palazzetto Bru Zane – Centre de musique romantique française in coproduzione con l’Opéra de Reims / Centre des Bords de Marne, scène publique conventionnée du Perreux-sur-Marne / La Coursive – Scène nationale La Rochelle e con il sostegno di Arcadi Île-de-France, della SPEDIDAM e dell’ADAMI, con l’aiuto della DRAC Île-de-France. In collaborazione con Angers-Nantes Opéra. Date rappresentazioni: 7, 9, 11, 12, 13 febbraio 2016.

Interpreti: Damien Bigourdan (Il duca Rodomonte), Antoine Philippot (Sacripante, siniscalco), Arnaud Marzorati (Merlino, mago e maestro di scuola), Mathias Vidal (Medoro, giovane menestrello), Ingrid Perruche (La duchessa Totoche, moglie di Rodomonte), Lara Neumann (Angelica, figlia di Rodomonte), Chantal Santon Jeffery (Melusina, maga), Clémentine Bourgoin (Fleur-de-Neige, dama d’onore), Rémy Mathieu (Orlando, cavaliere errante), David Ghilardi (Amadigi di Gaula, cavaliere), Théophile Alexandre (Lancillotto del Lago, cavaliere), Jérémie Delvert (Rinaldo di Montalbano, cavaliere), Pierre Lebon (Ogier il danese, cavaliere)

Regia: Pierre-André Weitz

Scene: Pierre-André Weitz

Costumi: Pierre-André Weitz

Coreografo: Iris Florentiny e Yacnoy Abreu Alfonso

Orchestra: strumentisti della Compagnie Les Brigands

Direttore: Christophe Grapperon

Maestro Coro: Nicolas Ducloux e Christophe Manien

Luci: Bertrand Killy

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