Virtuosismo alla francese

Venezia: il pianista Bertrand Chamayou al Palazzetto Bru Zane

foto Michele Crosera
foto Michele Crosera
Recensione
classica
Palazzetto Bru Zane Venezia
19 Maggio 2010
Si è concluso con l'omaggio di Bertrand Chamayou ai maestri del tardo romanticismo francese il festival dedicato alla letteratura per tastiera organizzato a Venezia dalla Fondazione Bru nell'ambito del progetto "Suona francese". Se nel Notturno n. 1 di Fauré il modello chopiniano traspare attraverso la magia coloristica generata dalla frastagliatura di strati melodici speculari, da cui si innesca l'incalzare del ritmo armonico, nei brani di Alkan, Saint Saëns e di Franck il punto di riferimento imprescindibile per Chamayou sono senz'altro il virtuosismo e il cromatismo lisztiano. La cura raffinata per le volumetrie sonore e per l'architettonico disporsi delle masse nello spazio acustico donano al pianismo del giovane francese un tratto decisamente sinfonico, come si poteva cogliere con particolare evidenza in Prélude, Choral et Fugue di Franck, esaltato da un cantabile scavato e dalla intensa valorizzazione polifonica. Nel Prélude, aria et final l'attenzione verteva invece sul prodigioso gioco di fioriture, congiunte da ponti modulanti grazie ad armonie audaci, in perenne trasformazione e trasfigurazione.Nello studio n.2 in forma di Valzer di Saint Saëns il virtuosismo è riletto in chiave divertente e mondana, similmente a quanto accade nella lisztiana Soirée de Vienne. Niente in comune con la visionarietà che Ravel coglierà nel valzer: qui ci si perde in puri arabeschi festosi.Livido e funebre è apparso invece l'ipnotico Preludio op. 31 n.8 di Alkan, sorretto da ritmi ostinati e da una modernissima divaricazione di registri: ricordo forse delle tinte fosche, statiche dell'ultimo Liszt e anticipazione di una intuizione timbrica più volte utilizzata da Ligeti (si pensi alla parte centrale di Automne à Varsovie). caldissimo successo e due fuoriprogramma.

Interpreti: Bertrand Chamayou

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