Una serata musicale ‘galante’ in Villa
La Chigiana anima la sontuosa d imora d i Geggiano, presso Siena, con esecuzioni settecentesche d i qualit à .
03 settembre 2024 • 5 minuti di lettura

Villa di Geggiano, Castelnuovo Berardenga (SI)
Baroque Night
30/08/2024 - 30/08/2024Ultimo appuntamento consistente - e ricchissimo d i musica - nel Summer Festival d ell’Acca d emia Chigiana, una Notte Barocca ha avuto luogo nel fascinoso quanto appropriato contesto d ella Villa d i Geggiano, d imora nobiliare d i villeggiatura situata ai bor d i meri d ionali d elle colline chiantigiane, ora se d e d i una cantina vinicola d i qualit à . Serata, più che notte, d ato che si è iniziato a far musica gi à a pomeriggio inoltrato (proseguen d o fin oltre le un d ici), e settecentesca, più che barocca: molti brani – soprattutto entro l’ampio concerto finale all’aperto nel ‘teatro d i verzura’ d el giar d ino – riguar d avano la musica d ello ‘stile galante’ d i met à secolo, baricentro tra il consolidarsi d i ‘gusti nazionali’ proto-settecenteschi e la ri d efinizione viennese vista qui nella prospettiva d i Mozart, d el quale è stata eseguita l’ultima Sinfonia salisburghese (la K 334). Anche il luogo invitava alla d eclinazione ‘galante’ d el XVIII secolo, quan d o i ‘trattenimenti musicali in villa’ d ivengono una costante d el co d ice culturale nobiliare: i magnifici interni d ella Villa, ristrutturata nella secon d a met à d el Settecento, riflettono il d esign rococò, ma anche un’i d eologia tra l’arca d ico e l’illuminista razionale, con la campagna intesa insieme quale svago i d eale immerso nella natura e quale spazio d i operosit à umana (nonché d i attivit à re dd itizia…). Come nell’intelaiatura d i tutto il festival chigiano, il programma è stato sviluppato con d ocenti d ei paralleli corsi d i perfezionamento (in questo caso i tre legati all’esecuzione ‘storicamente informata’), tra i quali il violoncellista Marco Testori è stato il perno d i una ulteriore collaborazione coi D ipartimenti d i Musica Antica d el Mozarteum d i Salisburgo e d el Royal College of Music d i Lon d ra, riuniti nella porzione orchestrale d el concerto notturno.
La prima parte d ella serata è consistita d i brevi esecuzioni, perlopiù d egli stu d enti, itineranti in d ifferenti ambienti de lla Villa per poterne ammirare le bellezze. Per ciò che è stato possibile ascoltare, il consort d i oboi, emblematico d ell’ancien régime n ella Francia-Luigi XIV, si è rivelato a d attissimo agli esterni, attraverso la riproposta – gui d ata d a Alfre d o Bernar d ini – d i movimenti d i suite che Charles D esmazures scrisse per una visita d ella regina d i Spagna a Marsiglia nel 1701. Nella cappella e nelle sale d ella Villa, in evi d enza la magnifica interpretazione, curata e flui d a in ciascuno d ei tre tempi, d ella bella Sonata op. 15 n. 3 per violoncello e continuo d i Giovan Battista Cirri (peraltro impegnativa nella tecnica d el pollice capotasto richiesta), d a parte d i Clau d ia Cecchinato e Chiara Cattani, o quella non meno positiva d i un pezzo d el napoletano Supriano – o Scipriani – d a parte d i Michele Lanzini con Marco Baronchelli alla tiorba per il basso. Go d ibilissime e professionali le performance d egli stu d enti internazionali d i Vittorio Ghielmi alle viole d a gamba: d uttile e soli d a Maylis Moreau in brani d i Marais e Rousset, quest’ultimo – una air sul basso di ciaccona – anche alla voce, nella migliore tra d izione antica d elle pluri-competenze esecutive, e sciolta tecnicamente quanto chiara in fraseggio e d emissione Marius Malanetchi in un pezzo d i Abel. Il soprano Lucia Pagano si è ascoltata nella me d esima aria d i Haen d el (“ D i notte il Pellegrino” d al Riccar d o I) sia in salotto accompagnata d al solo cembalo (Simone Gullì), sia nel concerto serale con l’ensemble d ’archi, quando ha reso al meglio con piglio e buon appoggio vocale, accanto alle esecuzioni del controtenore Costantin E. Zimmermann e del soprano Giulia Cappello sciorinanti encomiabile sicurezza nelle agilità in altre due aria haendeliane (rispettivamente dal Giulio Cesare) . Da segnalare ancora, nell’estratto di un Duetto di Leclair, la partecipazione di due violinisti - Aniri Beatriz Carmenate Suarez e Andy Machado Montenegro - approdati da Cuba ai corsi chigiani grazie al sostegno del programma Transcultura-UNESCO alla formazione internazionale di musicisti caraibici.
L’oboista Bernardini e il violinista Hiko Kurosaki, con Testori al violoncello, Ghielmi alla viola da gamba e Florian Birsak al cembalo, sono stati protagonisti della prima parte del concerto serale: la Sonata a tre in re minore dei catalani fratelli Pla (ma oltre la metà del Settecento, per gli autori della ‘internazionale’ musica italianizzante la provenienza geografica era un dato secondario) non incarna più l’architettura a episodi di Corelli, bensì un organismo discorsivo animato da trascoloramenti di texture, nei quali entra dialogicamente persino il basso; è musica di già compiuta articolazione e raffinato pensiero – che gli interpreti hanno suonato con scioltezza e padronanza – quanto la Sonata K 13 con violino di Mozart, gioiello utile a confermare la superiore qualità ideativa di un fanciullo che non si accontenta di confinare lo strumento ad arco a una funzione di secondo piano e opzionale rispetto alla tastiera, com’era prassi abituale al tempo (siamo nel 1764-65).
Nella parte sinfonica dell’appuntamento, encomiabile è parsa la concertazione di Testori, soprattutto nella cura e nel rilievo delle dinamiche e nella ricerca di soluzioni di fraseggio ben disegnate e non di rado inventive, quand’anche rischiose – in qualche punto – per l’assieme: con un acustica fatalmente dispersiva, era inevitabile, per una compagine in gran parte formata da studenti, incorrere qua a là in problemi di compattezza sonora, ma lodevole è stato lo spirito dell’esecuzione, il ‘piacere di far musica’ comunicato anche attraverso flessuosità che imponevano l’ascolto reciproco, e che hanno comunque vivificato l’interpretazione soprattutto nella Sinfonia di Mozart. Preziosa la proposta dei restanti lavori: la produzione di Johann Christian Bach ha un’eleganza sopraffina e una colorazione chiaroscurale sottile, confermate in due splendidi lavori vocali (ottima la performance vocale di Ekaterina Krasko), mentre la Sinfonia in sol minore op. 40 di Joseph Wölfl, il titolo più tardo del programma, ha mostrato – sullo sfondo dell’ormai matura Wiener Klassik – tratti avanzati e non-convenzionali nel trattamento motivico. Applausi per tutti, anche per il chiurlo che ha duettato col flauto concertante (la brava Paola Troiano) nell’aria dall’ Endimione di J. Chr. Bach.