Trionfale Petrenko

Ovazioni per Petrenko e l'Orchestra di Monaco alla Scala con Wagner e Richard Strauss

Recensione
classica
Teatro alla Scala Milano
05 Settembre 2016
Non s'è mai visto il pubblico scaligero salutare con tanto entusiasmo e così a lungo l'entrata di un'orchestra sul palco. Forse c'è stata un po' di claque, ma i primi ad esserne stupiti sono sembrati proprio gli strumentisti della Bayerisches Staatsorchester, ospiti a Milano per un concerto fuori abbonamento. Nessuna sorpresa invece per la direzione impeccabile di Kirill Petrenko del preludio da Die Meistersinger von Nürnberg, sonorità compatte, ottoni di precisione assoluta. I trasparenti concertini dei fiati hanno fatto subito capire di quanta meticolosa attenzione ai dettagli sia capace il direttore russo-austriaco. I successivi Vier letzte Lieder di Richard Strauss lo hanno confermato appieno. Il Terzo e il Quarto sono stati veramente da lacrime agli occhi; la stessa Diana Damrau, algida solo in apparenza, ne è stata la prima vittima, tanto che alla fine ha dovuto passarsi la mano sul viso per asciugare una lacrima. Presto ripagata dalle lunghe ovazioni. Nella seconda parte della serata la Symphonia domestica di Strauss, una partitura che pochi direttori al mondo sono in grado di affrontare coi nervi saldi per l'implacabile accavallarsi di temi e i continui cambi di dinamica. Petrenko ha guidato la "sua" orchestra (dal 2019 sarà a capo dei Berliner) con una sicurezza e verve indimenticabili, mai una smagliatura, mai un'imprecisione, ogni dettaglio definito al microscopio; è stato anche un piacere vedere come il suo gesto e il suo danzare sul podio comunicavano le intenzioni all'organico. A proprio cercare il pelo nell'uovo, si ha avuto la sensazione che tanto funambolismo miracoloso abbia rischiato di andare a discapito della réverie del terzo tempo, la notte della coppia. Gli applausi a fine concerto hanno meritatamente festeggiato l'esecuzione. Contraccambiati da Petrenko con un breve discorso di ringraziamento in italiano e un bis a sorpresa, ma questa volta di Johann Strauss.

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