Gatti con la Staatskapelle alla Scala
In programma Takemitsu e Mahler
09 settembre 2025 • 2 minuti di lettura

Teatro alla Scala Milano
Daniele Gatti e la Staatskapelle di Dresda
08/09/2025 - 08/09/2025La Staatskapelle di Dresda e il suo direttore principale Daniele Gatti hanno fatto tappa alla Scala, nel corso di una tournée Wiesbaden, Bucarest, Linz, Praga. In programma il Requiem per archi di Takemitsu e la Quinta di Mahler. Che si trattasse di una serata fuori dal comune lo si è capito quando è entrata l'orchestra, salutata da applausi interminabili finché non s'è seduto l'ultimo orchestrale. Un rituale poco consueto per la Scala.
Detto questo per dovere di cronaca, il concerto è stato di certo fra quelli da annoverare. Il Requiem ha dato subito la dimostrazione di quanto compatti e incisivi siano gli archi della Staatskapelle di Dresda, con impennate luminose e allentamenti appassionati. L'accostamento del brano del compositore giapponese è servito quasi da preludio alla Quinta che si apre con la marcia funebre, non a caso non c'è stato alcun intervallo con le luci in sala prima della sinfonia di Mahler.
Il virtuosismo, che permette a Gatti di analizzare ogni minimo dettaglio, non ha avuto difficoltà a manifestarsi fin dalla fanfara iniziale del primo movimento seguita dalle frasi elegiache, grazie a un'orchestra tra le più solide al mondo, che stranamente ha poco frequentato le sinfonie di Mahler e si appresta all'integrale nel prossimo futuro.
Tutto è poi proseguito con un cesello minuzioso, che ha permesso a ogni sezione di conservare contorni netti anche nelle più intense esplosioni sonore. Un effetto di raro ascolto. Dopo le cupe atmosfere dei due primi movimenti (il trionfale corale alla fine del secondo è solo illusorio perché svanisce subito), la sinfonia volta pagina con lo Scherzo e i suoi Länder. Ma per l'ascoltatore continua a rimanere preponderante la perfetta e granitica esibizione sonora, cifra interpretativa di tutta la sinfonia; è come se qualcosa di plateale impedisse di addentrarci nei segreti pensieri del compositore. Tale impostazione d'altra parte permette a Gatti di dirigere l'Adagetto come un momento vitale, quando è solitamente presentato come estenuante meditazione sulla fine, della vita o di che altro poco importa.
A fine concerto lunghissime ovazioni per tutti, segnatamente per Gatti che prima di uscire di scena ha fatto un "ciao" con la mano, come fosse un addio. Quando ci auguriamo sia un "arrivederci". Come lo stesso direttore li ha ringraziati pubblicamente, è doveroso citare i nomi di due strumentisti che nella Quinta rischiano molto: Helmut Fuchs, prima tromba, che dà l'attacco della sinfonia a suo rischio e pericolo e Jochen Ubbelohde, primo corno, vero stumento solista dello Scherzo.