Tovarich Palestrina

All'Oper Frankfurt applausi all'opera di Pfitzner grazie ad un ottimo cast di interpreti.

Una scena del primo atto di Palestrina (al centro: Kurt Streit). Foto: Barbara Aumüller
Una scena del primo atto di Palestrina (al centro: Kurt Streit). Foto: Barbara Aumüller
Recensione
classica
Oper Frankfurt
Hans Pfitzner
07 Giugno 2009
"La brevità, gran pregio" diceva il poeta. Nonostante i molti pregi dell'opera di Pfitzner, questo proprio non le appartiene. Colpa di un testo pedante e prolisso dello stesso Pfitzner, risultato di accurate ricerche sulla storia del Concilio di Trento che fa da cornice alla vicenda umana di Pierluigi da Palestrina. Sommo esponente di una tradizione polifonica già sulla strada del tramonto, diventa suo malgrado strumento di lotta politica nella Chiesa agitata dalle dispute controriformiste. È noto come Pfitzner, ostile ad ogni forma artistica che rappresentasse una discontinuità con la grande tradizione musicale tedesca, si identificasse in Palestrina. Di questa sorta di transfer non si trova traccia nello spettacolo di Kupfer, che fin dalle note del preludio spiega la sua chiave interpretativa: la lotta fra libertà della creazione artistica e potere, esemplificata alle masse attraverso le figure di Shostakovich e Stalin, che tornano con ossessiva pedanteria nelle videoproiezioni dei due schermi che incorniciano la grande tribuna al centro della scena. Tutt'altro che interiore, il conflitto di Palestrina diventa la parabola del martirio dell'artista ad opera del potere. Se lo spettacolo regge le oltre quattro ore di durata è soprattutto grazie ad una compagnia sterminata che funziona fino nei ruoli minori. Di grande spessore la prova di Kurt Streit nei panni del tormentato Palestrina, mentre Struckmann è un Borromeo sanguigno ma con qualche problema di emissione. Di spicco anche l'istrionico Morone di Kränzle e il crepuscolare Abdisu di Bronder. Alle prese con una partitura avarissima di effetti e di momenti forti, Petrenko si fa apprezzare per precisione e pulizia di suono imposte all'orchestra. Buona accoglienza con qualche isolato (ma sonoro) dissenso alla regia.

Note: Altre rappresentazioni: 11, 20, 25, 28 giugno; 5 luglio 2009. Lo spettacolo sarà ripreso nella prossima stagione.

Interpreti: Alfred Reiter (Papst Pius IV), Johannes Martin Kränzle (Giovanni Morone), Frank van Aken (Bernardo Novagerio), Alfred Reiter (Kardinal Madruscht), Falk Struckmann (Carlo Borromeo), Magnus Baldvinsson (Kardinal von Lothringen), Peter Bronder (Abdisu, der Patriarch von Assyrien), Franz Mayer (Anton Brus von Müglitz, Erzbischof von Prag), Michael Nagy (Graf Luna, Orator des Königs von Spanien), Peter Marsh (Der Bischof von Budoja), Hans-Jürgen Lazar (Theophilus, Bischof von Imola), Dietrich Volle (Avosmediano, Bischof von Cadix), Kurt Streit (Giovanni Pierluigi da Palestrina), Britta Stallmeister (Ighino), Claudia Mahnke (Silla), Simon Bailey (Bischof Ercole Severolus), Katharina Magiera (Lukrezia), Peter Marsh, Peter Bronder, Hans-Jürgen Lazar, Michael Nagy, Franz Mayer, Dietrich Volle, Simon Bailey, Magnus Baldvinsson, Alfred Reiter (Erscheinungen Meister der Tonkunst), Brenda Rae, Nina Bernsteiner, Sophie Angebault (Engelsstimmen), Dietrich Volle, Franz Mayer, Hans-Jürgen Lazar, Peter Marsh, Magnus Baldvinsson (Kapellsänger), Viktor Tsevelev (Dandini von Grosseto), Zoltan Winkler (Bischof von Feltre), Constantin Neiconi (Bischof von Fiesole), Niklas Romer (Ein junger Doktor), Elmar Oberhomburg (Ein spanischer Bischof), Pavel Smirnov, Garegin Hovsepian (Zwei Bischöfe), Fernando Dam Wang (Ein Diener)

Regia: Harry Kupfer

Scene: Hans Schavernoch

Costumi: Yan Tax

Orchestra: Frankfurter Museumorchester

Direttore: Kirill Petrenko

Coro: Chor der Oper Frankfurt

Maestro Coro: Matthias Köhler

Luci: Joachim Klein (video: Peer Engelbracht)

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