Stabat ieri e oggi
Roma: una prima di Matteo D'Amico

Recensione
classica
Sono tanti e complessi gli elementi che agiscono nello Stabat Mater di Matteo D’Amico, che abbiamo ascoltato ieri sera al Teatro Argentina di Roma, commissione dell’Accademia Filarmonica Romana. Il romanzo di Vincenzo Consolo Lo Spasimo di Palermo a cui la composizione si ispira, porta inevitabilmente verso una dimensione di simboli dove la Storia di intreccia con l’Eternità, la religione con la vicenda umana. Chi sono, per Consolo, i “poveri Cristi” di oggi, coloro che si immolano per tutti noi allo scopo di servire un ideale di giustizia? I giudici che lottano contro la mafia, massacrati sotto gli occhi delle madri come è successo a Paolo Borsellino, morto nell’esplosione di una bomba proprio mentre si recava a trovare la madre a Palermo. Da questo materiale denso e doloroso, D’Amico ha tratto un melologo in cui si individuano chiaramente tre “personaggi”: la voce narrante, nell’ottima interpretazione di Alfonso Veneroso; il canto, rappresentato dalle sole voci femminili; il quartetto d’archi. La scelta di non musicare le parole di Consolo, affidandole alla sola lettura, si è rivelata giusta; la lingua di questo scrittore, così ricca di suggestioni foniche avrebbe mal tollerato ulteriore musica. I testi cantati sono invece quelli liturgici della tradizione e dunque in latino, ad accentuare con la loro aura classica la dimensione di eternità della vicenda di tutti i peccatori. La scrittura equilibrata e senza strappi di D’Amico, traghetta l’ascoltatore in una dimensione interrogativa in cui ansia, angoscia, dolore, tensione, smarrimento esplodono nel grido degli ultimi numeri, il 10 e l’11, che narrano in parallelo il compianto di Cristo e la morte del giudice. Forse distratta dagli eventi del Natale di Roma, la platea era un po’ rada ma ha apprezzato la composizione con un caldo applauso.
Interpreti: Tania Bussi, soprano; Marina Comparato, mezzosoprano; Alfonso Veneroso, voce recitante; Quartetto Savinio: Alberto Maria Ruta e Rossella Bertucci, violini; Francesco Solombrino, viola; Lorenzo Ceriani, violoncello.
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
classica
Roma: il Quartetto Eos e Le ultime sette parole di Cristo sulla Croce
classica
Tra i protagonisti quest’anno della musica vocale: I Gemelli, Lea Desandre e Chiara Muti
classica
Il capolavoro pucciniano in scena a Catania nell’unica produzione 2025 interamente del Massimo Bellini