Salome o la rivolta delle donne 

All’Opera di Colonia va in scena l’opera di Strauss con una discutibile regia di Ted Huffman 

Salome (Foto Paul Leclaire)
Salome (Foto Paul Leclaire)
Recensione
Colonia, Staatenhaus
Salome
14 Ottobre 2018 - 18 Novembre 2018

Viene da chiedersi se al regista Ted Huffman qualcuno abbia cambiato il libretto della Salome con quello della Tosca assistendo alla nuova produzione dell’opera di Strauss andata in scena all’Opera di Colonia con esito contrastato. Caduto il settimo velo (che, secondo Huffman, trattasi del sesso della fanciulla sbattuto in faccia al patrigno … in nome della chiarezza), lei pretende la testa di Jokanaan come da copione. Solo che il profeta glielo servono tutto intero e soprattutto in buona salute. Prontamente lei gli conficca un pugnale nel cuore fra lo stupore degli astanti e quindi lo soffoca per vincere ogni sua residua resistenza. Ma se il colpo alla Tosca non bastasse, Salome guida anche la rivolta delle donne che segue: durante il celebre monologo, con la complicità della schiava arma di coltelli le altre schiave dei piaceri dell’allegra brigata di Erode ed è subito strage di maschi oppressori, Erode in testa. 

Se non fosse per il finale splatter che non gli merita comunque uno spessore ragionevolmente politico, questa Salome di Huffmann si potrebbe archiviare come un tranquillo allestimento, magari poco incisivo nella rappresentazione (francamente abusata) del fascino decadente della borghesia corrotta, ma gradevole alla vista, soprattutto grazie alla scena fissa di Ben Baur, che riprende l’elegante curva interrotta dai severi pilastri bianchi dell’architettura fine anni ’20 della grande sala dello Staatenhaus, dove si svolge anche questa stagione dell’Opera di Colonia, e ai costumi gran sera (oltre all’inevitabile profluvio di divise militari) di Annemarie Woods.

Sul piano musicale, il primo Strauss del direttore musicale dell’Opera, François-Xavier Roth, passa a pieni voti la prova. Nonostante l’acustica sfavorevolissima (e per di più in questo spettacolo l’orchestra è sistemata su un’alta tribuna laterale rispetto alla scena), alla testa della smagliante Gürzenich Orchester Roth firma un’esecuzione musicale che spinge sui toni morbidi dell’orchestra francese e smorza, per quanto possibile, i furibondi contrasti del giovane Strauss. Se l’orchestra è controllatissima, non sembra invece preoccuparsi troppo dello stile vocale e, da questo punto di vista, nella matura Salome di Ingela Brimberg, solida come una roccia, qualche sbavatura verista viene fuori qua e là. In maniera non troppo diversa Kostas Smoriginastaglia il suo roboante Jokanaan. John Heuzenroeder, invece, disegna un Herodes concitato e convulso ma lontano dall’abituale caricatura, che invece sembra essere la chiave della grottesca Herodias di Dalia Schaechter. Poco da dire sul resto della compagnia, che svolge diligentemente il compito (passerebbe inosservato anche il Narraboth di Dino Lüthy se non fosse per lo sparo al cuore). 

Molti applausi e, al solito, pubblico spaccato sul team registico, destinatario di sonori fischi.