Mozart torna a Schwetzingen

Così fan tutte chiude la stagione del Nationaltheater di Mannheim al Rokokotheater

"Così fan tutte" (foto Maximilian Borchardt)
"Così fan tutte" (foto Maximilian Borchardt)
Recensione
classica
Schwetzingen, Rokokotheater
Così fan tutte
14 Luglio 2022 - 27 Luglio 2022

Mozart va in trasferta nell’idillio di Schwetzingen per la chiusura di stagione del Nationaltheater di Mannheim. L’ultimo titolo del cartellone, Così fan tutte, trova nel Rokokotheater della sontuosa dimora estiva dell’Elettore del Palatinato Carl Theodor un luogo ideale per le dimensioni ridotte e per le condizioni di ascolto ideali dell’opera di Mozart, che si dice abbia visitato quel luogo in tre occasioni, nel 1763, 1777 e 1790. Ed è certamente una buona notizia che Così fan tutte sarà solo la prima delle tre opere del binomio Mozart-Da Ponte che verranno allestite a Schwetzingen nelle prossime stagioni dal teatro di Mannheim, durante l’annunciata chiusura per lavori del Nationaltheater.

L’allestimento visto a Schwetzingen è lo stesso firmato dalla regista Tatjana Gürbaca lo scorso gennaio al Teatro degli Stati di Praga, lo stesso dove videro la luce i due capolavori mozartiani del Don Giovanni e La clemenza di Tito. Il dispositivo scenico predisposto da Ingrid Erb è molto semplice e funzionale alle geometrie amorose dei sei personaggi dell’opera: un fondale dipinto con una piatta superficie acquatica sulla quale incombe minacciosa un’enorme nube scura e le tre pareti di carta della dimora delle due sorelle lacerate e sfondate nel corso dell’azione. Più che i tenui colori della commedia, Gürbaca sembra preferire quelli più forti del comico, soprattutto nella prima parte, affastellando l’azione di gag e imponendo una gestualità e mimica esasperata nei due ufficiali Ferrando e Guglielmo che lascia poco all’immaginazione. Per il resto lo spettacolo viaggia solidamente sui binari della tradizione, con solo poche e veniali stravaganze – la coloratissima armata con tanto di tricolore francese che si porta via gli amanti o l’Arcadia da incubo per la serenata del secondo atto – per lasciare un segno registico come la proiezione di battute da Quartett di Heiner Müller, scelte come controcanto serio e crudele, come in fondo è anche il gioco delle coppie nell’opera mozartiana, alla leggerezza dell’azione scenica.

Ben assortito e affiatato il sestetto degli interpreti. La Fiordiligi di Seunghee Kho è cantante corretta ma poco personaggio, mentre la Dorabella di Shachar Lavi ha una marcia in più sia sul piano della bellezza vocale che su quello della spigliatezza in scena. Quanto alle controparti maschili, Ilya Lapich disegna un Guglielmo fin troppo esuberante sulla scena ma vocalmente impeccabile, mentre Juraj Hollý è un Ferrando dal bel colore vocale ma piuttosto carente sul piano dello stile. Infine, Csilla Csövari regala alla sua Despina un tocco di freschezza e svagato divertimento, e Bartosz Urbanowicz è un perfetto Don Alfonso da opera buffa. A loro si aggiunge il coro del Nationaltheater, ben istruito da Dani Juris, nelle apparizioni brevi ma musicalmente marcanti. Dal canto suo, l’Orchestra del Nationaltheater accompagna brillantemente lo spettacolo con un suono agile e scattante e bei colori strumentali, guidata dalla energica direzione di Gábor Káli.

Pubblico numeroso e generosissimo di applausi e chiamate alla prima.

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