L’ultima Tosca di Renata Scotto

L’allestimento dell’opera pucciniana a cura di Renata Scotto per la Rete Lirica delle Marche

Tosca (foto Marilena Imbrescia)
Tosca (foto Marilena Imbrescia)
Recensione
classica
Fermo, Teatro dell’Aquila
Tosca
25 Novembre 2023

Apre la stagione della Fondazione Rete Lirica delle Marche Tosca, precoce contributo alle celebrazioni pucciniane del 2024, ma anche e soprattutto omaggio a Renata Scotto, scomparsa la scorsa estate, di cui costituisce l’ultimo lavoro registico. Il grande soprano infatti nella seconda parte della sua carriera si dedicò alla regia e all’insegnamento.

L’ allestimento, che circuita nei tre teatri della Rete, il Ventidio Basso di Ascoli Piceno, il Teatro dell’Aquila di Fermo e il Teatro della Fortuna di Fano ed è coprodotto con  Teatro dell’Opera Giocosa di Savona e  Teatro Politeama Greco di Lecce, si tinge quindi di  valore simbolico per il mondo del teatro lirico;  per l’occasione il lavoro registico è stato ripreso da Renato Bonajuto. Un allestimento molto classico, che non ha voluto attualizzare la vicenda,  del resto collocata da Illica e Giacosa  in una precisa e memorabile giornata, quella della battaglia di Marengo, 17 giugno 1800, quando Napoleone sconfisse gli Austriaci. Arredi e costumi (questi ultimi di Artemio Cabassi, molto belli) in stile impero, quindi, e scenografia (di Michele Olcese) perfettamente in linea con i tre ambienti corrispondenti ai tre atti, valorizzata dalle luci di Andrea Tocchio.  Non molto efficace la scena del pastorello, che cantava in barcaccia, non si sa perché,  praticamente al buio; nello stesso luogo anche alcune percussioni, con gradevole effetto sonoro, che godevano, queste sì, di ill uminazione, ma solo per le necessità della lettura della parte.  Le scarpe rosse indossate da Tosca nel secondo atto, quando è insidiata e ricattata da Scarpia, spiccavano sotto il vestito nero e oro, e anche se non sappiamo se sono state disegnate a questo scopo dal costumista, hanno assunto un significato emblematico che ha fatto guizzare  la mente, pur nell’astrazione creata dalla  musica pucciniana, verso i fatti di cronaca.

Tosca (foto Marilena Imbrescia)
Tosca (foto Marilena Imbrescia)

Nel cast figuravano il soprano Monica Zanettin nel ruolo del titolo, Vincenzo Costanzo in quello di Mario Cavaradossi e Federico Longhi come barone Scarpia. E poi Luciano Leoni (Cesare Angelotti), Domenico Colaianni (Un Sagrestano), Pietro Picone (Spoletta), Davide Filipponi (Sciarrone), Carlo Bonelli (Un carceriere). Un cast di tutto rispetto, dove non sono emersi grandi interpreti  ma dove tutti hanno ben sorretto la propria parte. In particolare Vincenzo Costanzo, giovane tenore che ha al suo attivo già molto Puccini, è apparso vocalmente molto generoso, specie nel registro acuto, preso sempre con sicurezza  e voce corposa; Monica Zanettin è stata una Tosca espressiva, che ha mostrato bravura nei filati delicatissimi di “Vissi d’arte”; Federico Longhi ha spiccato soprattutto per la sua esperienza di palcoscenico; sul piano vocale presentava forse una voce non abbastanza scura per il personaggio.  Bene gli altri interpreti, così come il Coro del Teatro Ventidio Basso preparato da Giovanni Farina e il Coro Voci Bianche La Corolla Spontini, istruito da Mario Giorgi.

Tosca (foto Marilena Imbrescia)
Tosca (foto Marilena Imbrescia)

Molto apprezzabile il lavoro del direttore Giovanni Di Stefano alla guida della FORM - Orchestra Filarmonica Marchigiana, per la chiarezza del gesto, l’equilibrio sonoro ottenuto tra orchestra e palcoscenico  e la cura per i particolari di fraseggio, dinamica e sonorità, ben realizzati dai  professori d’orchestra.  Calorosi e convinti gli applausi del pubblico.

L’opera, già rappresentata ad Ascoli il 18 novembre, sarà riproposta sabato 2 dicembre a Fano.

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