Luccicante Mahagonny

Roma: Successo per il nuovo allestimento di Vick-Nunn-Howell

Recensione
classica
Teatro dell'Opera Roma
Kurt Weill
06 Ottobre 2015
Già nel 1933 (incredibile! in pieno fascismo!) Roma aveva visto Ascesa e caduta della città di Mahagonny, seppure in una versione pesantemente manipolata. Dieci anni fa l'Opera l'aveva portata nella piccola sala del Nazionale, in una versione che ora scopriamo abbreviata, perché durava molto meno delle 3 ore e 40' di quella rappresentata adesso al Costanzi, il cui ampio palcoscenico era quel che ci voleva per lo spettacolo che aveva in mente Graham Vick. Uno spettacolo ricco e luccicante come un musical di Broadway o un varietà televisivo, ma virato verso atmosfere acide e urticanti. Tuttavia Vick non riesce ad essere graffiante e cattivo quanto forse vorrebbe e quanto sicuramente avrebbero voluto Brecht e Weill. I riferimenti all'attualità sono forzati e talvolta completamente sballati: i primi a giungere nella nuova città sono rappresentati come profughi del vicino oriente, ma le donne, con tanto di velo sul capo, appena sbarcate chiedono dove sia il più vicino whisky-bar! Non si capisce bene se sia un involontario insulto o una provocazione un po' goliardica. Altre provocazioni sono ormai di routine e passano quasi inosservate, come il cardinale e il generale dei carabinieri in fila con gli altri in attesa del loro turno al bordello. Ma questi scivoloni sono dettagli che passano in secondo piano, perché tutto fa spettacolo quando c'è di mezzo Vick. Insomma lo spettacolo c'è e funziona. E si riconosce la mano di un grande regista con un raro senso del teatro. Nulla è lasciato al caso, tutto è stato lungamente provato fino alla perfezione. Pazienza se manca la coerenza, a cui d'altronde anche Brecht e Weill non danno troppa importanza. In fin dei conti, pur in una cornice diversissima da quella che testimoniano le foto della prima rappresentazione del 1930, Vick è fedele a Brecht e alla sua teoria del "teatro epico" e dello "straniamento", che esige il distacco critico spinto fino a effetti parodistici e mai il coinvolgimento sentimentale e l'immedesimazione dello spettatore nella storia rappresentata. John Axelrod è come un pesce nell'acqua in questo tipo di musica e ottiene una prova eccellente dall'orchestra dell'Opera e dal coro, che recita anche benissimo. Buono il cast, con una menzione speciale per Measha Brueggergosman, Iris Vermillion, Eric Greene e Willard White. Appluasi da un pubblico insperatamente folto per un titolo certamente non popolare.

Note: In lingua originale tedesca con soottotitoli Nuovo allestimento in coproduzione con teatro La Fenice di Venezia e Palau de les Artes Reina Sofia di Valencia

Interpreti: Iris Vermillion Dietmar Kerschbaum, Willard White, Measha Brueggergosman, Brenden Gunnell, Christopher Lemmings, Eric Greene, Neal Davies, Christopher Lemmings

Regia: Grahm Vick

Scene: Stuart Nunn

Costumi: Stuart Nunn

Coreografo: Ron Howell

Orchestra: Orchestra del Teatro dell'Opera di Roma

Direttore: John Axelrod

Coro: Coro del Teatro dell'Opera di Roma

Maestro Coro: Roberto Gabbiani

Luci: Giuseppe Di Iorio

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Eseguita per la prima volta in Italia la Sinfonia dedicata a quei tragici giorni del 1944 dall’americano William Schuman

classica

A Baden-Baden apertura in grande stile del Festival di Pasqua con l’opera di Richard Strauss con i Berliner Philharmoniker diretti da Kirill Petrenko

classica

All’Opéra national du Rhin di Strasburgo un successo per l’opera wagneriana con Michael Spyres al debutto nel ruolo