Lirismo e volume

Peter Brötzmann al Teatro Fondamenta Nuove di Venezia / 1

Recensione
jazz
Teatro Fondamenta Nuove Venezia
11 Aprile 2013
Si può parlare di dimensione lirica nel caso della musica estrema di Peter Brötzmann? Certo che sì, se colleghiamo la vibrante potenza del suo linguaggio alle correnti classiche delle avanguardie tedesche, l'Espressionismo certo, ma, risalendo, anche al primo romanticismo liberatorio. Il magnifico set che il sassofonista ha regalato, in coppia con il batterista Paal Nilssen-Love, al teatro Fondamenta Nuove di Venezia, ha confermato che interpretare l'effluvio sonico di Brötzmann come qualcosa di monolitico e chiuso in sé, è riduttivo e fuorviante. Specie nelle ultime stagioni, Brötzmann ha accentuato la costruzione metodica delle sue torride narrazioni, mantenendo inalterata la propensione al massimo volume ma modulando le sequenze in archi espressivi in cui il senso del tempo e della proporzione aprono la strada alla riflessione pacata, anche introspettiva. Così, c'è un'efficace alternanza di climi nelle serie di improvvisazioni, mostrata fin dalla prima impressionante cavalcata di trenta minuti al sax alto, piegata spesso verso il blues e la ballad. Brötzmann è in ottima forma, il suo soffio spaventoso è sempre integro, non si vede quella stanchezza lamentata in recenti interviste. Certo, avere Nilssen-Love come elemento dialogante aiuta non poco a trovare l'energia costante, a tenere vivo il fuoco della musica. Il batterista norvegese è in fibrillazione perenne, accende scansioni senza pause utilizzando al meglio ogni elemento del kit percussivo, pronto ad assecondare ma anche a suggerire e qualche volta a imporre. La seconda sequenza è dedicata al clarinetto. Le dita di Brötzmann scorrono sulle chiavi, il suono è ruvido e porta verso un folk orientale di vento e sabbia. Poi, al tenore, l'apoteosi del suono, con una collana di brevi melodie tenute che si ispessiscono e arrivano a sovracuti tremendi. Altro momento di pace al tarogato, fino al finale magico ancora al sax, quando Brotzmann si concentra su una dolce memoria jazz e accarezza uno standard, che poteva essere “Body And Soul”. Un concerto magistrale, salutato da ovazioni unanimi in sala. [a href='http://www.giornaledellamusica.it/rol/?id=4293']Leggi la recensione del concerto di Brötzmann con Nilssen-Love al Marino Marini di Firenze[/a]

Interpreti: Peter Brötzmann: sax alto e tenore, clarinetto, tarogato; Paal Nilssen-Love: batteria, percussioni.

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

jazz

La rassegna You Must Believe In Spring con Steve Lehman Sélébéyone, Mariasole De Pascali Fera e Tell Kujira

jazz

Si chiude l'ottima edizione 2024 del Torino Jazz Festival

jazz

Usato sicuro e un tocco british per il quarantunesimo Cully Jazz