Le due mani di Michael Nyman

A Roma Sebastian Knauer suona i pezzi pianistici di Nyman ispirati a Mozart, rivelandoci molto sulla musica di entrambi

Sebastian Knauer Michale Nyman
Sebastian Knauer
Recensione
classica
Roma, Casa del Jazz
Sebastian Knauer suona Michael Nyman
13 Luglio 2021

L’anno scorso Michael Nyman ha composto sei Piano Pieces for Sebastian Knauer, numerati da K1 a K6 con un evidente riferimento al catalogo mozartiano, per rimarcare che ad ispirare questi pezzi è stata proprio la musica di Mozart per pianoforte solo.

Gli sono stati commissionati dal Sebastian Knauer del titolo, un pianista tedesco non molto noto in Italia ma con un bel curriculum internazionale, che è sia un apprezzato interprete di Mozart sia uno dei pochissimi cui Nyman abbia dato l’autorizzazione di suonare le sue musiche per pianoforte, perché generalmente preferisce eseguirle egli stesso, come avrebbe fatto anche a Roma, se gli attuali problemi per viaggiare da un paese all’altro non glielo avessero impedito. Al suo posto è stato proprio Sebastian Knauer ad eseguire questi sei pezzi per i Concerti nel Parco alla Casa del Jazz: era quasi la prima esecuzione in Italia, preceduta di sole ventiquattro ore da un analogo concerto ad Imola per Emilia Romagna Festival.

In che senso questi sei pezzi sono “ispirati” a Mozart? Ovviamente non sono pezzi neoclassici che guardano al passato. Sono pezzi assolutamente tipici di Nyman, che anche in questo caso parte da piccole cellule musicali – motivi di poche note o più spesso formule standard del pianismo settecentesco – che potrebbero essere state scritte da lui stesso o anche essere state effettivamente prese da qualche Sonata di Mozart.

È difficile dirlo, perché si tratta di formule musicali piuttosto anodine, di uso corrente nel secondo Settecento. Nyman le usa a modo suo, ripetendole pressoché invariate, con piccole modifiche ma senza – è perfino superfluo dirlo – alcuno sviluppo tematico.

Eppure qualcosa “succede” in questa musica, soprattutto come risultato del forte dualismo tra le due mani, una che esegue quelle cellule “mozartiane” e l’altra, che contrasta e spesso aggredisce quelle cellule con violenza ritmica, sincopi, accordi dissonanti e armonie che nulla hanno di settecentesco, talvolta anche con un bitonalismo che pone i due aspetti, il settecentesco e il moderno, su due piani che scorrono paralleli e indipendenti. Si potrebbe dire che una mano “rappresenta” Mozart e l’altra mano Nyman.

L’incontro è interessante, non solo perché questi pezzi si fanno ascoltare volentieri, come tutta la musica di Nyman, ma anche perché rivelano qualcosa di Mozart. L’aspetto più intrigante del concerto era che ognuno dei sei pezzi di Nyman era preceduto da un pezzo di Mozart, scelto da Knauer secondo un proprio criterio soggettivo, perché non c’è alcuna relazione precisa tra quel che Nyman ha scritto ed un singolo pezzo di Mozart, ma è l’intera musica pianistica di Mozart ad aver ispirato Nyman. Per quanto soggettiva, la proposta da parte di Knauer di relazioni tra la musica di Nyman e un preciso pezzo di Mozart creava un rapporto stimolante tra i due compositori e permetteva di ascoltare l’uno e l’altro con un orecchio nuovo.

Ci si accorgeva che pure Mozart come Nyman costruisce i suoi brani – alcuni suoi brani – per pianoforte solo con materiali semplicissimi, li ripete più volte, li sviluppa anche – ma lo sviluppo non ha quel ruolo fondamentale che ha in Haydn e Beethoven – poi li ripete ancora, eppure riesce sempre a incantare l’ascoltatore e a tenerne desta l’attenzione. Insomma, al di là delle enormi differenze, Mozart ha sotto sotto qualcosa in comune con Nyman, o piuttosto bisognerebbe dire il contrario. Invece una tra le tante differenze è che la forma dei tre movimenti di una Sonata classica non interessa assolutamente il compositore contemporaneo, per cui il concetto stesso di forma sembra aver perso ogni valore.

Knauer acutamente suona Mozart in una prospettiva “nymaniana”, rende molto simili le ripetizioni e i ritorni dello stesso materiale musicale – che Mozart invece differenzia sottilmente – e non sottolinea il garbo inequivocabilmente settecentesco di motivi, scale, arpeggi e altri passaggi.

Sia o non sia suggerita dall’accostamento a Nyman, quella di Knauer è un’interpretazione di Mozart molto interessante e anche godibile e restituisce pienamente la bellezza delle sue Sonate per pianoforte. Certamente se si raffrontano le sue esecuzioni così asciutte con la leggendaria incisione di Dinu Lipatti degli stessi due movimenti (il primo e il secondo) della Sonata K 310 eseguiti da Knauer in questo concerto, non si potrà non provare una profonda nostalgia per quell’interpretazione così romantica del 1950: ma chi potrebbe reggere il confronto? Comunque quell’approccio non sarebbe più proponibile oggi, a torto o a ragione.

Completavano il concerto tre estratti da famose musiche di Nyman per il cinema (Diary of Anne Frank, Wonderland e The Piano Lessons) che sono apparsi meno originali dei sei pezzi precedenti: dunque sembrerebbe proprio che Nyman abbia trovato in Mozart uno stimolo e non un vincolo.

Caldo successo e bis mozartiano.

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

I poco noti mottetti e i semisconosciuti versetti diretti da Flavio Colusso a Sant’Apollinare, dove Carissimi fu maestro di cappella per quasi mezzo secolo

classica

Arte concert propone l’opera Melancholia di Mikael Karlsson tratta dal film omonimo di Lars von Trier presentata con successo a Stoccolma nello scorso autunno

classica

Piace l’allestimento di McVicar, ottimo il mezzosoprano Lea Desandre